BURN-OUT PATOLOGIA

E’ dell’ultima ora la notizia che l’Organizzazione Mondiale della Sanità riconosce il Burn-out – lo stress da lavoro – come un problema associato alla professione. Cosa ne sappiamo? In Italia quale tutela rispetto allo stress lavoro-correlato? Si può configurare il burn-out come malattia professionale?
Il termine burn-out si riferisce a un fenomeno che si sta rilevando di estremo interesse e preoccupazione per le conseguenze negative che

burn-out comporta sul piano personale e professionale: medici, infermieri, psicologi, terapisti della riabilitazione, assistenti sociali, poliziotti, sacerdoti, avvocati e insegnanti rientrano tra le categorie più particolarmente esposte a condizioni di distress lavorativo in ragione del carico emotivo dell’attività professionale.  Il termine burn-out – traducibile in italiano con bruciato, esaurito, scoppiato – esprime con un’efficace metafora il bruciarsi – logorio professionale - dell’operatore.
In generale non esiste un’equazione puntuale tra stress lavorativo e ambiente lavorativo: lo stesso ambiente può essere stressate per un soggetto e motivo di crescita professionale per un altro. E’ dal rapporto soggettivo tra le caratteristiche individuali e il confronto con l’attività lavorativa che scaturisce o meno una condizione di distress lavorativo.
A parità di condizioni organizzative ogni operatore reagisce in maniera diversa; vi possono essere indubbiamente delle strutture organizzative altamente stressanti in cui è impossibile qualsiasi interazione ma mediamente ogni ambiente presenta, in rapporto al periodo di osservazione, aspetti positivi e aspetti negativi.
L’interazione del singolo soggetto con la specificità dell’ambiente determina quindi una risposta più o meno positiva in termini di adattamento.
Dal punto di vista clinico è fondamentale definire la natura della sofferenza, coglierne gli aspetti clinici più significativi, assimilarli a pattern diagnostici specifici e codificare una congrua strategia di trattamento.
La sindrome del burn-out non insorge all’improvviso, molto spesso è subdola, insidiosa e difficile da identificare; i segni e i sintomi del burn-out sono molteplici, richiamano i disturbi dello spettro ansioso-depressivo con particolare tendenza alla somatizzazione e allo sviluppo di disturbi comportamentali.
Ad oggi, si possono quindi far rientrare le manifestazioni sintomatologiche del burn-out, laddove assumono una valenza clinica, nell’ambito del disturbo dell’adattamento e del disturbo post-traumatico da stress e più in generale nell’area delle patologie da fattori psico-sociali associate a stress (stress lavoro-correlato).
E’ questo l’ambito in cui ci si può muovere per la codifica del burn-out in termini di malattia professionale, sottolineando l’importanza eziologica dei fattori organizzativi.
Dal punto di vista normativo in Italia negli ultimi anni si è assistito ad una profonda rivoluzione culturale che ha consentito di recepire le principali linee di indirizzo europee in tema di tutela del lavoratore, riprese con fornza nell’ultimo decreto in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro (DL 81/2008) dove vi è chiaramente indicato – articolo 28 - come l’oggetto di valutazione dei rischi debba riguardare anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato.
Tale orientamento appare in linea con l’aggiornamento dell’elenco delle malattie professionali per le quali è obbligatoria la denuncia (Decreto 10 giugno 2014 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, GU 212/2014) dove sono stati inseriti tra “i nuovi agenti patogeni” le disfunzioni dell’organizzazione del lavoro (costrittività organizzative) e le malattie ad esse connesse.
Nel Gruppo 7 delle Malattie psichiche e psicosomatiche da disfunzioni dell’organizzazione del lavoro, le patologie identificate come malattie professionali sono il Disturbo dell’adattamento cronico (con ansia, depressione, reazione mista, alterazione della condotta e/o dell’emotività, disturbi somatoformi) e il Disturbo post-traumatico cronico da stress.
L’approccio odierno tende a dare una definizione dello stress lavorativo in termini di distress derivante da un disequilibrio tra le richieste lavorative e le capacità di adattamento dell’individuo; molto spesso ciò che maggiormente risulta devastante per l’individuo sul piano psicologico è la penosa sensazione, a fronte di una situazione lavorativa stressante, di non poter esercitare alcun controllo su di essa, di essere impotente, di non poter prendere alcuna decisione risolutiva, di avere la consapevolezza di non possedere gli strumenti idonei per fronteggiare in modo adeguato lo sforzo richiesto, di non avere interlocutori credibili e competenti, di non ricevere nessun tipo di supporto.


Per approfondire
1.    Pellegrino F.: La sindrome del burn-out. Centro Scientifico Editore, Torino, 2009
2.    Pellegrino F, La salute Mentale: clinica e trattamento, Edizioni Medico Scientifiche, Torino, 2018
3.    Pellegrino F, Esposito G, Burn-out, mobbing e malattie da stress, Positive Press, Verona, 2019