EVENTI STRESSANTI

Un evento stressante può causare diverse reazioni ed entro certi limiti esse sono fisiologiche; l’individuo per far fronte ai life events deve infatti poter maturare dentro di sé (processo di elaborazione del lutto, della perdita) la convinzione di essere capace di 

eventi stressanti continuare a vivere nonostante tutto. Lo deve fare di fronte a qualsiasi evento traumatico; inizialmente può essere perplesso, incredulo (non è possibile, non ci credo!), poi comincia a tirare fuori sentimenti di rabbia (proprio a me doveva capitare!) ed infine una sana accettazione dell’evento con una riorganizzazione della propria esistenza alla luce della nuova situazione che si è venuta a creare.
Quando ciò non avviene con modalità fisiologiche è possibile lo sviluppo di quadri clinici caratterizzati generalmente da disturbi dello spettro ansioso-depressivo, che dal punto di vista nosografico possono essere ascritti ai disturbi dell’adattamento, o a quadri clinici più strutturati e gravi, come un episodio depressivo maggiore.
Non esiste nessuna regola generale e le risposte agli eventi della vita sono strettamente individuali, e variabili nel tempo; è lecito solo parlare di generici fattori di vulnerabilità legati a particolari caratteristiche di personalità (presenza di scarsa autostima, tratti di dipendenza, bassa tolleranza alle frustrazioni…) o a determinate circostanze della vita (superlavoro, sovrapposizione di più eventi stressanti…) e/o a precedenti esperienze psicopatologiche, come la presenza all’anamnesi di episodi ansiosi o depressivi per i quali si è reso necessario un trattamento.
Ciò che tuttavia conta è la valutazione soggettiva dell’evento; la perdita del posto di lavoro può assumere un significato diverso a seconda delle concrete possibilità di alternative possedute da un soggetto, il divorzio può avere un peso diverso da persona a persona, a seconda dell’investimento emotivo realizzato…
In alcune circostanze l’evento stressante può essere di scarsa importanza e la reazione sproporzionata, non adeguata alle circostanze, altre volte si ha un’immediata reazione di adattamento, che però può essere seguita a distanza di tempo, proprio quando tutto sembrava superato nel migliore dei modi, da un inatteso sopraggiungere di un disturbo psicopatologico.
Anche croniche situazioni di stress, accettate per anni e considerate oramai fattori stressanti abituali (assistenza a un familiare affetto da Alzheimer o ad un figlio paralitico, alta conflittualità familiare e lavorativa che persiste da anni…) possono, all’improvviso, e senza altri motivi, dar luogo a condizioni di disadattamento clinicamente significative.
Le risposte agli eventi della vita sono quindi soggettive, non sempre codificabili e attese; ma più frequentemente si manifestano sintomi depressivi, come disinteresse per l’ambiente circostante, tendenza al pianto, depressione del tono dell’umore, insonnia, inappetenza, stanchezza, tendenza all’isolamento, sintomi somatici funzionali, con compromissione della performance individuale, familiare, lavorativa e sociale.
In talune circostanze l’esperienza depressiva può manifestarsi in forma mascherata (masked depression), sotto forma di disturbi comportamentali insoliti per il paziente, come l’improvvisa richiesta di certificazioni per giustificare l’assenza dal lavoro di un insegnante a distanza di otto mesi da un tragico incidente automobilistico in cui è rimasto coinvolto insieme alla famiglia, o all’inusuale assunzione di alcolici o analgesici da parte di una madre che ha scoperto da qualche mese che il suo unico figlio è un “tossico” o, ancora, l’insorgenza improvvisa di una condizione di irritabilità sul lavoro o in famiglia in un operaio di una ditta che ha deciso di operare tagli di spesa e che non riesce a vivere con l’incubo del licenziamento.
Il nucleo depressivo che si correla a disagi esistenziali ed eventi stressanti può, se non identificato e trattato adeguatamente, strutturarsi nel tempo, cronicizzare e dar luogo a quadri clinici più gravi e difficili da gestire; l’esperienza depressiva appare ora globale, capace di stravolgere l’equilibrio di un soggetto e comprometterne la qualità della vita; appare devastante, intimamente connessa alla struttura di personalità del soggetto e del suo modo di affrontare i problemi della vita.
Dal punto di vista terapeutico questa concezione ha aperto orizzonti inesplorati e rafforzato la capacità del clinico di operare scelte terapeutiche efficaci, multimodali e appropriate al singolo caso clinico.
La considerazione che molti quadri depressivi cronici ed invalidanti che pervengo allo psichiatra possano essere la conseguenza di condizioni cliniche non gestite adeguatamente in precedenza, deve far riflettere sulla necessità di non sottostimare l’esperienza depressiva, nella molteplicità delle sue manifestazioni cliniche.

SCALA DEGLI EVENTI STRESSANTI

100     morte del coniuge            
73      divorzio     
65      separazione dal coniuge    
63      morte di un parente stretto   
53      incidente o malattia    
50      matrimonio   
47      licenziamento    
45      pensionamento    
40      gravidanza   
38      cambiamento nello stato economico    
37      morte di un amico stretto    
36      cambiamento di attività lavorativa    
29      cambio di responsabilità sul lavoro    

 

 La scala degli eventi stressanti proposta da Holmes e Rahe (1967) è un tentativo di quantificare l’impatto degli eventi sull’individuo. Il peso dello stress è tuttavia soggettivo, vale a dire che ogni individuo effettua una valutazione personale, variabile nei diversi momenti della vita, di qualsiasi evento; quanto più questo è indesiderato, imprevisto o incontrollabile, tanto più pone il soggetto in una condizione esistenziale che può sfuggire al controllo razionale ed emotivo.
In definitiva tutto ciò che cambia le nostre abitudini è fonte di stress e richiede un adattamento; condizioni di vulnerabilità favoriscono l’insorgenza di distress o disadattamento, fino a veri quadri psicopatologici.

 

Bibliografia
Ministero della Salute, Clinical evidence, una sintesi delle migliori prove di efficacia, Zadig editore, Milano, 1, 2001 (© 2000 BMJ Publishing Group)
Pellegrino F, Criticità nella gestione di ansia e depressione, M.D. Medicinae Doctor, XIV, 18, 2007
Relazione su Controversie nella terapia della depressione ai Seminari Clinici AIMEF 2007, Vietri Sul Mare, 7.12.07