PSICOLOGIA DELLA NUTRIZIONE

Comprendere i meccanismi alla base delle scelte alimentari 

 

psicologia della nutrizione ecm 2024

 

 ECM - 21 crediti
Autori: Ferdinando Pellegrino, Cristina Parrino, Marianna Pasqua
Editore: Springer Healthcare Italia
Professioni: tutte le professioni
Validità: sino al 31/12/2024

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Il libro, suddiviso in 7 capitoli, affronta i principali temi legati all’alimentazione:
dai disturbi del comportamento alimentare al tema dell’invecchiamento, passando per i temi di ansia, stress, obesità e disturbi dell'umore.
Tutti i capitoli sono stati scritti tenendo sempre in considerazione una doppia chiave di lettura, quella biologica nutrizionale e quella psicologica, intendendo sottolineare così come questi due aspetti siano strettamente legati e imprescindibili per il professionista che voglia intervenire in questo ambito.

 

 

ABSTRACT
Nel mondo di oggi, il cibo che scegliamo, da un lato deve soddisfare emozioni, sensi, piaceri e svolgere una funzione di socializzazione, dall’altro deve rispondere ai principi della “diet culture” in cui siamo immersi, ossia una cultura che ci pervade di immagini, informazioni e standard da rispettare, una cultura che ci mette in contatto in tempo reale con una moltitudine di figure diverse, dal professionista all’influencer, che ci sommerge di informazioni, a volte anche discordanti.
In questo complesso scenario di scelta e comportamenti si inserisce il presente libro, nato con l’ambizione di rappresentare una guida per tutti i professionisti della salute che vogliano affrontare l’argomento della nutrizione con un approccio integrato.
Comprendere il comportamento alimentare da un punto di vista nutrizionale e psicologico vuol dire orientarsi verso una prospettiva più ampia, volta ad identificare i fattori che possono in qualche modo predire il comportamento alimentare.
Prendere in considerazione un approccio che preveda l’uso di strategie multilivello – psicologiche, sociali, ambientali e biologiche – è quindi sicuramente il primo passo per poter davvero innescare un cambiamento nel comportamento alimentare che veda le persone coinvolte attivamente nella scelta delle proprie abitudini.
Strategie di intervento come l’architettura delle scelte, cioè la capacità di influenzare il comportamento umano in base al modo con cui viene presentata una scelta, è solo una delle tante opzioni strategiche che mostra il potenziale di una visione multifattoriale.
Riuscire quindi a comprendere se la "conoscenza nutrizionale" sia un fattore necessario (seppur non sufficiente) per i cambiamenti nei comportamenti alimentari dei consumatori e aprire le porte ad una visione integrata è la giusta direzione verso cui muoversi.


INDICE
INTRODUZIONE
CAPITOLO 1.
NEUROSCIENZE E COMPLESSITÀ: COME CERVELLO E CORPO SI INFLUENZANO A VICENDA
- Desiderio di cibo e psicosomatica: come il nostro stato mentale influenza il senso di sazietà
- Le nuove prospettive terapeutiche: enterormoni per l’obesità
CAPITOLO 2.
COMPORTAMENTO ALIMENTARE E NUTRIZIONE: APPROCCIO INTEGRATO
- Il comportamento alimentare: strumenti e ambito di intervento degli psicologi
- Approccio nutrizionale: strumenti e ambiti d'intervento dei nutrizionisti
CAPITOLO 3.
L’ANSIA E LO STRESS: COME AGISCONO SULLA SALUTE MENTALE E FISICA
- Ansia, stress e i risvolti sulla personalità
- Stress e alimentazione: come lo stress modifica la nostra risposta ormonale e il senso di fame e sazietà
CAPITOLO 4.
IL PAZIENTE CON DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE
- Nuovi aspetti clinici nello spettro dei Disturbi del Comportamento Alimentare
- Superare il concetto di “Diet culture” per prevenirne l’insorgenza
CAPITOLO 5.
PSICOBIOLOGIA DELL’OBESITÀ
- Le cause dell’obesità: le diete che falliscono e il punto di vista nutrizionale
- Obesità e stigma sociale: cause ed effetti
CAPITOLO 6.
NUTRIZIONE E PSICOLOGIA NEI DISTURBI DELL’UMORE
- Neurobiologia e dinamica dei disturbi dell'umore
- L’approccio nutrizionale nei pazienti con disturbi dell’umore
CAPITOLO 7.
NUTRIZIONE E PSICOLOGIA DELL’INVECCHIAMENTO
- Prevenzione dei disturbi alimentari nella terza età: l'importanza dello stile di vita
- Il fabbisogno nutrizionale dell’anziano: come affrontare la fragilità
APPENDICE: ALIMENTI FUNZIONALI E MECCANISMI D’AZIONE
- Nutraceutici

 

CONTENUTI
Acquisizione competenze tecnico-professionali
Fornire strumenti pratico-operativi per comprendere le dinamiche psicologiche e psicosociali che influenzano le scelte alimentari per utilizzarli nel supporto del paziente e della sua qualità di vita
Acquisizione competenze di processo
Fornire modelli e linee guida per comprendere il comportamento alimentare da un punto di vista nutrizionale e psicologico per identificare i fattori che possono predire il comportamento alimentare
Acquisizione competenze di sistema
Condividere alcune logiche psico-nutrizionali, ma anche antropologiche e culturali, che caratterizzano l’evoluzione del rapporto tra le persone e la propria alimentazione

 

AUTORI
Ferdinando Pellegrino

Psichiatra, psicoterapeuta, dirigente medico del Dipartimento Salute Mentale - ASL Salerno, insegna presso alcune scuole di Psicoterapia e Università, e cura, in qualità di responsabile scientifico e relatore, eventi formativi in diversi ambiti professionali. È autore di oltre 200 pubblicazioni scientifiche.
Cristina Parrino
Medico, Specialista Ambulatoriale nella branca di Endocrinologia presso la ASL di Rieti e la ASL di Viterbo. Ha conseguito un Master Universitario in Scienza dell’Alimentazione e Dietetica Applicata e si occupa della cura delle persone con obesità dal 2010. Dal 2019 svolge il ruolo di Section Editor dell’area Endo-Diabete del giornale online di Springer “Medici Oggi”.
Marianna Pasqua
Biologa Nutrizionista, laureata in Biologia applicata alla Nutrizione e abilitata alla professione. Ha conseguito un Master di secondo livello in Nutrizione Clinica e si occupa di alimentazione e divulgazione dal 2015. Nel 2022 entra a far parte del team editoriale di Springer Healthcare Italia.
Paolo Buonaiuto
Biologo nutrizionista, nutraceutical consultant, NuGO member, esperto in genomica nutrizionale, libero professionista, divulgatore scientifico, contributor writer, autore e co-autore di diverse pubblicazioni scientifiche.

ESTRATTO

Introduzione

Nella storia dell’uomo il cibo ha sempre ricoperto un ruolo più ampio rispetto a quello di elemento necessario alla sopravvivenza, caratterizzandosi fin da subito anche come fattore determinante per lo sviluppo delle relazioni e della società. Se, infatti, da una parte il cibo è ciò che ci ha sempre permesso di rimanere in vita, divenendo esso stesso motore per la sua continua ricerca, dall’altra ha fin da subito svolto un ruolo di potente organizzatore sociale che nel tempo ha permesso di dare forma e struttura alle società, alla politica, all’economia e alla religione.
Fin dalla preistoria, le civiltà che si sono sviluppate hanno fondato il loro sviluppo sui sistemi di produzione e distribuzione alimentare: la nascita di magazzini per la raccolta delle eccedenze, i riti propiziatori per la fertilità della terra, le tassazioni sulla quantità di cibo prodotta. È stato inoltre sempre il cibo che ha permesso di connettere tra loro diverse civiltà, portando gli uomini a creare vie di comunicazione (come ad esempio la via delle Spezie) e configurando così il primo vero e proprio processo di globalizzazione.
Il cibo è stato quindi, fin dagli albori della civiltà umana, il fulcro di un cambiamento in grado di influenzare la nascita di nuove città, le sorti di interi paesi, l’andamento di guerre e di conquiste. È riscoprendo questo legame indissolubile che ci lega al mondo dell’alimentazione, che deve nascere l’esigenza di approfondire e di scoprire il legame intimo che lega cibo e mente, cibo e persona.
Esso rappresenta ben più di un elemento di sopravvivenza (1): è un’espressione di identità (2). Quale relazione esiste tra alimentazione e psicologia? Cosa ci spinge nel processo di scelta di un alimento rispetto ad un altro? E ancora, quali implicazioni comporta questa scelta?
Se un tempo la scelta di che cosa mangiare era costretta da vincoli non aggirabili, l'ascesa dell'industria alimentare nella seconda metà del XX secolo ha dato un nuovo significato al cibo (1, 3), lasciando spazio alla possibilità di scelta e ad una maggior varietà. Questo fattore ha favorito uno scambio e una commistione di culture e tradizioni che ha permesso di arricchirci di conoscenza e che ha profondamente cambiato il nostro rapporto con il cibo.
In passato, ciò che veniva messo in tavola dipendeva dal luogo nel quale si viveva, i popoli avevano abitudini diverse e basavano la loro alimentazione su ciò che il territorio poteva offrire loro. Oggi invece abbiamo a disposizione alimenti che provengono da tutto il mondo e che, ogni giorno, arrivano comodamente sulle nostre tavole. Anche la stagionalità ricopre un ruolo sempre meno determinante nella scelta del cibo e, da un punto di vista sociale, è cambiato anche il modo con cui ci approcciamo al momento del pasto: il tempo che dedichiamo alla sua preparazione e quello che spendiamo per consumarlo.
Emerge con chiarezza, quindi, che la scelta alimentare ai giorni nostri è influenzata da una moltitudine di fattori con cui le persone si confrontano quotidianamente. L’atto di scegliere – che la psicologia ci ha insegnato essere un’azione complessa poiché porta con sé incertezza, fatica, rinuncia – diventa decisamente più complesso nel momento in cui le variabili da tenere in considerazione aumentano e quando non sempre si hanno gli strumenti giusti, per questo si adottano comportamenti destinati nel tempo a consolidarsi come abitudini.
Nel mondo di oggi, il cibo che scegliamo, da un lato deve soddisfare emozioni, sensi, piaceri e svolgere una funzione di socializzazione, dall’altro deve rispondere ai principi della “diet culture” in cui siamo immersi, ossia una cultura che ci pervade di immagini, informazioni e standard da rispettare, una cultura che ci mette in contatto in tempo reale con una moltitudine di figure diverse, dal professionista all’influencer, che ci sommerge di informazioni, a volte anche discordanti.
In questo complesso scenario di scelta e comportamenti si inserisce il presente libro, nato con l’ambizione di rappresentare una guida per i professionisti che vogliano affrontare l’argomento della nutrizione con un approccio integrato.
Comprendere il comportamento alimentare da un punto di vista nutrizionale e psicologico vuol dire orientarsi verso una prospettiva più ampia, volta ad identificare i fattori che possono in qualche modo predire il comportamento alimentare (4, 5).
Uno studio condotto su una popolazione di 2.359 uomini e 2.791 donne ha indagato sull’esistenza di correlazioni tra il mangiare e bere legati allo stress e l'obesità nonché sui fattori che predicono questo comportamento, mostrando che i programmi volti a prevenire e curare l'obesità dovrebbero interessarsi a comprendere il modo in cui le persone affrontano le emozioni (6).
Altri studi e ricerche mirano a comprendere quale ruolo possano ricoprire la dieta e la nutrizione rispetto al benessere psicologico, e se esse possano ad esempio costituire o meno un fattore di rischio modificabile (7).
Prendere in considerazione un approccio che preveda l’uso di strategie multilivello – psicologiche, sociali, ambientali e biologiche – è quindi sicuramente il primo passo per poter davvero innescare un cambiamento nel comportamento alimentare che veda le persone coinvolte attivamente nella scelta delle proprie abitudini. Strategie di intervento come l’architettura delle scelte, cioè la capacità di influenzare il comportamento umano in base al modo con cui viene presentata una scelta (8), è solo una delle tante opzioni strategiche che mostra il potenziale di una visione multifattoriale.
Riuscire quindi a comprendere se la "conoscenza nutrizionale" sia un fattore necessario (seppur non sufficiente) per i cambiamenti nei comportamenti alimentari dei consumatori (9) e aprire le porte ad una visione integrata è la giusta direzione verso cui muoversi.
Il testo, suddiviso in 7 capitoli, affronta i principali temi legati all’alimentazione: dai disturbi del comportamento alimentare al tema dell’invecchiamento, passando per i temi di ansia, stress, obesità e disturbi dell'umore. Tutti i capitoli sono stati scritti tenendo sempre in considerazione una doppia chiave di lettura, quella biologica nutrizionale e quella psicologica, intendendo sottolineare così come questi due aspetti siano strettamente legati e imprescindibili per il professionista che voglia intervenire in questo ambito.

La medicina psicosomatica oggi

La medicina psicosomatica ha da sempre suscitato l’interesse del clinico. A lungo si è creduto all’esistenza di patologie psicosomatiche, l’ulcera gastrica ne è stata l’esempio più eclatante fino alla scoperta dell’Helicobacter pylori.
Nel tempo, si è fatta chiarezza: non esiste una medicina psicosomatica, ovvero delle patologie somatiche la cui genesi è da ricercare nei meandri della mente, bensì esistono patologie la cui etiopatogenesi non è ancora nota, ogni patologia ha una causa e nulla ci autorizza a parlare di patologie psicosomatiche.
Per definizione, qualsiasi disturbo psichico è tale solo se si esclude una primitiva patologia organica; pertanto qualsiasi sintomo, soprattutto se ad espressività fisica, può essere incluso nei disturbi mentali solo dopo un’attenta valutazione in termini di diagnostica differenziale (1).
Tuttavia, non possiamo escludere l’impatto che esercita lo stress sul ben-essere dell’individuo e sulla somatizzazione, non possiamo non riconoscere il processo di somatizzazione quale terminale di ansie e conflitti della persona, e non tenere in debita considerazione cosa effettivamente accade nel nostro organismo quando si è sotto pressione, quando ci si sente esausti ed esauriti.
Arriviamo così a definire la medicina, psicosomatica di nuova generazione non come una branca della medicina bensì come una modalità di approccio, un modo di vedere l’uomo nella sua complessità, di considerare come lo stress possa innescare non solo sofferenza e disagio psichico, bensì anche vere e proprie patologie somatiche. Occorre considerare la realtà della persona nella sua complessità osservando ciò che accade sul versante clinico.
Solo un approccio globale, psicosomatico e biopsicosociale, consente al clinico di avere un'idea precisa del disagio psichico e di quanto questo possa concorrere allo sviluppo e al decorso delle patologie somatiche.
In particolare, nella valutazione clinica di un soggetto vanno considerati i seguenti aspetti:
1. l'esistenza di disturbi clinici propriamente detti e di tutte quelle condizioni che comunque meritano l'attenzione del clinico: quali sono i sintomi che rendono possibile una diagnosi? Quale diagnosi fare? In presenza di un disturbo psichico, si tratta di un disturbo noto e ben codificato?
2. Le principali caratteristiche di personalità del soggetto e le sue strategie di difesa nei confronti degli eventi della vita: sono presenti un disturbo di personalità o dei tratti che non gli consentono di essere autonomo dal punto di vista psicologico? I meccanismi di difesa utilizzati dal soggetto sono adeguati? Gli consentono di essere efficiente?
3. Le condizioni mediche generali e le problematiche psicosociali e ambientali che possono interferire con la patologia psichica, ad esempio la presenza di malattie fisiche, problemi personali o di ordine familiare e sociale che compromettono l'equilibrio del soggetto.
4. La valutazione globale del funzionamento del soggetto: in che misura i sintomi incidono sulla sua vita? Hanno compromesso l’attività lavorativa, la vita familiare o il suo benessere psicologico? Vi è stato un calo del funzionamento rispetto al passato?
Il dualismo mente/corpo appare definitivamente superato, ogni dicotomia conserva solo un valore didattico; rispetto ai disturbi psichici e alle patologie mediche è necessario ricorrere a una visione complessiva – olistica – della persona. Una patologia organica può essere slatentizzata, acuita e condizionata nel suo decorso da fattori psichici e, all’inverso, essa può favorire l’insorgenza di veri disturbi psichici, dalla somatizzazione propriamente detta a quadri clinici come l’ansia e la depressione.
Si riconosce oggi una vera interdipendenza tra mente e corpo: si tratta di due aspetti imprescindibilmente connessi e meritevoli, dal punto vista clinico, della dovuta attenzione.
Nell’affrontare il tema della condotta alimentare e dei disturbi ad essa associati, non possiamo non tener conto di questo approccio in quanto lo stile alimentare può avere un impatto negativo sul benessere della persona e sulle relative patologie somatiche (2).