Vagare con la mente … fa bene alla creatività
Una delle esigenze odierne è quella di liberare la mente da pensieri e stimoli che quotidianamente affliggono la persona.
Uso del cellulare, internet, whatsApp, problemi familiari, lavorativi, relazionali e sociali, vi è una continua stimolazione della mente che può reggere fino ad un certo punto, dopo il quale si “blocca”.
È inevitabile.
La mente non può reggere un carico di stimolazioni eccessive, continue, persistenti, ha dei limiti funzionali, biologici.
L’invecchiamento cerebrale evoca immagini di declino, di inevitabile modifica dell’immagine corporea e del proprio ruolo familiare, lavorativo e sociale; anche per il medico è difficile accettare una riduzione della propria performance lavorativa.
È un dato di fatto che con l’età aumenta il rischio di malattie neurodegenerative e cerebrovascolari, soprattutto se si soffre di ipertensione, di diabete, se si è affetti da obesità e si ha uno stile di vita disfunzionale (vita sedentaria, fumo di sigaretta).
Per i medici, l’età pensionabile è fissata a 68 per l’ENPAM (Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza Medici) e a 67 anni per i dipendenti pubblici che possono chiedere di rimanere in servizio fino a 70 anni; ora, vista la carenza di medici è anche possibile andare in pensione a 72 anni.
A questo punto c’è da chiedersi: chi controlla le funzioni cognitive dei medici?
Come reagisce la persona ad una situazione di “stress”?
Come si pone nei confronti della realtà, nella molteplicità delle situazioni che deve affrontare?
Può l’individuo far leva su dinamiche psicologiche positive o proattive che vanno ben oltre la resilienza?
Se si esamina la reazione da stress si evidenzia come dopo una prima fase di sbandamento, di incredulità, di paura, si iniziano ad attivare dinamiche psicologiche di difesa, che se da un lato possono attivare meccanismi adattivi disfunzionali, dall’altro possono indurre un cambiamento in positivo.
Esiste una bestia dentro di noi?
Nel voler comprendere le dinamiche psicologiche del male, è possibile pensare a una naturale tendenza di alcune persone ad essere violente? Oppure l’animo umano è predisposto alla socialità e all’incontro amichevole con l’altro?
Dal punto di vista biologico, gli esseri umani sono predisposti a stabilire fin dalla nascita profonde relazioni personali di attaccamento e possono contare su precise disposizioni filogenetiche che contrastano le tendenze aggressive e favoriscono quelle prosociali.
L’insonnia costituisce un problema diffuso in tutto il mondo: circa 1/3 della popolazione adulta riferisce di averla sperimentata per un breve periodo ed il 10-15% di essa è affetto da insonnia cronica: si tratta di un disturbo delle “24 ore” con sintomi notturni e diurni tali da minare il benessere della persona, con compromissione del suo funzionamento globale.
No Vax: se ne parla tanto, troppo, con il pericolo di enfatizzare un fenomeno sociale non del tutto codificabile, in un contesto emergenziale di eccezionale gravità.
Senza entrare tuttavia nel merito di questioni sociali o politiche, dal punto di vista strettamente psicologico e psichiatrico possiamo riscontrare la presenza di un disturbo psichico, quale la fobia specifica, o di una distorsione cognitiva.
Lo stress nella vita quotidiana e nel mondo del lavoro
L’emergenza sanitaria legata al Covid-19 ha, ed avrà, un impatto notevole sull’economia psichica dell’individuo sia per l’esperienza diretta o indiretta di esposizione al virus, sia per le misure di isolamento sociale adottate per contenere l’espansione virale, e per il clima generale di grande tensione che si è venuto a creare.
Succede, a volte, che l’amore diminuisca e che la coppia scoppi.
La vita è così… ma quando ci sono di mezzo i figli, tutto si complica e spesso non si arriva al divorzio, ma a una sorta di tacito consenso, per cui la coppia si trasforma e i genitori decidono di divenire, di fatto, dei veri e propri separati in casa.
Ma come vivono i bambini queste dinamiche?
Quale impatto emotivo può avere su di loro?
Lo stress quale emerge dall’esperienza del Covid-19 ha mille sfaccettature ed ora che si sta superando la fase emergenziale ci si ritrova a dover fare i conti con le inefficienze organizzative di prima, ulteriormente disastrate!
Superata la fase iniziare di grande emergenza, in cui sono prevalsi dimensioni emotive quali impotenza, scoraggiamento, ansia e tristezza, ora si inizia a pensare di potercela fare!
Ma proprio ora occorre prestare attenzione a fenomeni come il burn-out.
Con il coronavirus il personale sanitario si trova ad affrontare un’emergenza senza precedenti che ha colto tutti di sorpresa: si tratta di un evento a elevato impatto emozionale.
Davanti a uno scenario così stressante la maggior parte degli operatori sanitari ha risposto e risponde con grande forza e coraggio.
Ma lo stress, così vissuto, porta i conti.