Il Blue Whale, il fenomeno del momento, non sembra dare tregua agli adolescenti.
Proprio poche ore fa, la Polizia Postale ha lanciato un nuovo allarme: sono oltre 50, infatti, i casi registrati in Italia. Il “gioco” sta
facendosi largo tra i giovani scuotendo gli animi di adulti sempre più scioccati e impotenti di fronte a questa realtà.
Cosa si può fare per combattere il fenomeno? Quali sono i doveri dei genitori e della scuola?
Abbiamo chiesto al dott. Ferdinando Pellegrino, psichiatra e psicoterapeuta. Come affrontare la questione.
Scientificamente, come possiamo definire il Blue Whale?
E' solo l'ennesima moda tra gli adolescenti. Una moda pericolosa, un gioco estremo come tanti che si sono susseguiti negli anni. Ciò che nel tempo è cambiato è l'età dell'adolescenza. Oggi inizia molto prima, intorno agli 8-9 anni e finisce dopo 30 ovvero in quell'arco di tempo in cui il cervello non può dirsi ben strutturato.
Cosa intende?
Il cervello, nella fase adolescenziale della crescita, è come una macchina con un grande motore, ma senza freni. Il Blue Whale appare come una sfida, qualcosa che si deve fare perché non si comprende la pericolosità. Ci si nasconde, fondamentalmente, dietro un'identità fittizia e si pensa che nulla di brutto possa accadere veramente.
Cosa devono fare i genitori?
I genitori devono rinunciare a qualcosa perché i ragazzi vanno seguiti. Se entrambi lavorano e la sera sono stanchi, un ragazzo durante il giorno fa quello che vuole, poi esce e torna alle 2-3 del mattino dopo aver bevuto, fumato, e i genitori dormono perché al mattino seguente c'è il lavoro. Bisogna seguire costantemente i propri figli.
Cosa può fare, invece, la scuola?
La scuola ha un'arma potentissima: i temi. Nella pratica clinica di noi psichiatri la scrittura è fondamentale perché specialmente i giovani a questa affidano tutto il proprio inconscio, ma non solo. Grande attenzione deve essere prestata anche dagli insegnanti di disegno perché a volte i disegni celano molto della parte interiore.
A cosa devono fare attenzione i docenti?
Gli insegnanti devono osservare la classe, il comportamento degli studenti, perché i giovani sono molto “fisici”. Se un ragazzo è solitamente vivace e improvvisamente si incupisce, è ovvio che c'è un problema, ma anche viceversa. Bisogna guardare, capire, ascoltare.
Martina Gaudino - OggiScuola.it
Ferdinando Pellegrino - psichiatra, psicoterapeuta