L’interesse nei confronti dei disturbi del comportamento alimentare (DCA) sta crescendo notevolmente negli ultimi anni, tanto che lo stesso Ministero della Salute li ha posti all’attenzione dei medici considerandoli tra le problematiche emergenti.
Comportamento alimentare e salute appaiono come ... un binomio inscindibile che rispecchia la personalità di un individuo che, attraverso il suo stile di vita, esprime il modo in cui si relaziona a se stesso e agli altri. Ma esprime anche il modo di reagire, ovvero di adattarsi nei confronti di un ambiente sempre più aggressivo e fuorviante.
Ne è testimonianza l’osservazione di una nuova patologia, l’ortoressia, fortemente influenzata dagli allarmi alimentari lanciati ultimamente dai media: mucca pazza, cibi transgenici e organismi geneticamente modificati, influenza aviaria, mangimi animali arricchiti, pesci al mercurio...
Il cibo, che richiama il desiderio di legame e dipendenza, rappresenta in tal modo l’oggetto del contendere. Un cibo ricercato e rifiutato, voluto e rigettato, si trova ad essere l’interesse principale del soggetto rispetto a un’insufficiente maturazione della personalità, ovvero, mancanza di identità personale e sessuale, progettualità, responsabilità nei confronti della vita.
L’ortoressia si intreccia quindi inevitabilmente con la storia del soggetto, con il suo stile di vita, con la possibilità di ammalarsi, di essere più vulnerabile allo sviluppo di patologie organiche o psichiche.
Definita anche come ortoressia nervosa (“ossessione del mangiar sano”) la patologia è caratterizzata da una polarizzazione dell’attenzione sulla qualità del cibo, piuttosto che sulla quantità, come avviene per l’anoressia nervosa o per la bulimia.
L’ortoressico dedica tempo e pensiero alla ricerca spasmodica del cibo “giusto” ed è convinto che il suo benessere dipenda in modo esclusivo dall’alimentazione, sviluppando di conseguenza una serie di regole ferree che, se trasgredite, comportano un senso di colpa molto forte che porta – come in un circolo vizioso – ad inasprire ulteriormente le sue regole alimentari
L‘ortoressico preferisce morire di fame piuttosto che mangiare cibi che ritiene possano nuocere alla sua salute e l’intera sfera dei suoi interessi è polarizzata sul cibo, in modo pervasivo e costante, come una vera “ossessione”.
Gli ortoressici sviluppano delle vere e proprie regole alimentari, sempre più puntuali e precise, impiegano un tempo sempre più lungo della propria vita per aderire al regime terapeutico e quando escono tendono a portarsi con sé un “cestino” con i loro cibi, sapendo di non poter mangiare piatti preparati dagli altri per timore dei grassi, delle sostanze chimiche o comunque di un qualcosa che colluda con la fobia sviluppata.
Per seguire questo loro regime dietetico gli ortoressici hanno bisogno di una grande forza di volontà e questo li fa sentire sicuri delle loro convinzioni e rafforza la falsa illusione di avere una grande capacità di “autocontrollo”.
Se l’ortoressico – parimenti all’anoressico o al bulimico – infrange le regole che si è imposto e soccombe al “cibo impuro o proibito” emergono sensi di colpa e di profonda frustrazione, con l’effetto di porsi regole ancora più restrittive. Da qui la ricerca spasmodica delle componenti nutrizionali dei cibi e delle loro caratteristiche; conoscono la percentuale di proteine, carboidrati e grassi degli alimenti che diventano così l’unico oggetto di interesse e di ricerca dell’individuo, espressione di una celata incapacità di vivere in armonia con se stessi.
Al di là del cibo, infatti, ogni altro desiderio o interesse – dalla sessualità all’attività lavorativa – viene ad essere secondario o completamente ignorato.
Dal punto di vista psicologico l’ortoressico assume nei confronti di se stesso e della vita uno “stile disfunzionale” ed alcuni tratti di personalità fanno pensare a profonde problematiche di strutturazione e maturazione dell’io (insicurezza, scarsa autostima…).
Questi soggetti hanno una limitata consapevolezza del proprio essere, una incapacità a decodificare i vissuti emotivi, a riconoscere l’intensità e la qualità delle proprie emozioni, a ritrovare in se stessi le ragioni e la chiave di lettura del proprio “mal-essere”.
In Europa l’allarme per questa patologia è stato lanciato nel corso del 2005 dall’European Food Information Council ed in alcune realtà, come la Spagna sono pronti i “Fast Good” che in contrapposizione ai “Fast Food” propongono cibi ricercati, selezionati, “igienici”, segno delle richieste dei tempi moderni.
Per fortuna comunque gli ortoressici puri sono pochi, tuttavia il fenomeno deve destare preoccupazione pensando al continuum esistente tra la normalità e la patologia; tratti “ortoressici” sono infatti di frequente riscontro nella popolazione generale; le cattive abitudini alimentari sono di facile riscontro nella pratica clinica e risultano correlate a patologie di varia natura, come il diabete e l’infarto cardiaco.
Vi è indubbiamente la consapevolezza che il mangiar sano abbia sia una dimensione personale, espressione di equilibrio individuale, che una dimensione sociale ad indicare come il giusto modo di alimentarsi debba essere espressione di un sano equilibrio tra salute e piacere di mangiare.
L’alimentazione sana deve infatti avere effetti positivi sulla salute sia fisica che psichica senza limitare i piaceri della vita o influire sulle relazioni sociali.
Il test di Bratman per l’Ortoressia
L’ortoressia (dal greco “orthos” che significa giusto, corretto; e “orexis”, che significa appetito) è una patologia descritta per la prima volta da Steve Bratman (un ex ortoressico) nel 1997 che ha proposto il seguente test:
1. Spendi più di 3 ore al giorno pensando alla tua alimentazione?
2. Pianifichi i tuoi pasti diversi giorni prima?
3. Il valore nutritivo dei cibi che assumi è più importante del piacere di mangiarli?
4. La qualità della tua vita è diminuita da quando sei interessato all’alimentazione salutistica?
5. Sei diventato più severo con te stesso nei confronti del tuo comportamento alimentare?
6. La tua autostima aumenta quando ti alimenti in modo corretto?
7. Hai eliminato cibi che amavi in favore di cibi più salutari?
8. Ti riesce difficile mangiare fuori casa, a causa dell’incompatibilità del tuo regime alimentare con quello dei ristoranti, distanziandoti da amici e parenti?
9. Ti senti in colpa quando non mangi in modo salutisticamente corretto?
10. Ti senti in pace con te stesso e in pieno controllo quando mangi in modo salutisticamente corretto?
Risposta affermativa a più di 4-5 domande: è il caso di riflettere sulla propria alimentazione.
Risposta affermativa a tutte le domande: significa essere ossessionati dall’alimentazione sana.
Per approfondire:
Bratman S (2000), Health food junkies. Overcoming the obsession with healthful eating, New York, Broadway Books
Di Maria F, Formica I, Ortoressia nervosa, Psicologia contemporanea, 194, 2006-03-19
Pellegrino F, Essere o non essere leader, Positive Press, Verona, 2005