INDICE DI RESILIENZA

Lo stress lavorativo incide sul benessere e sulla sicurezza dell’individuo e rappresenta una minaccia per le aziende e per l’economia.
L’individuo stressato commette maggiori errori professionali, rende di meno, è più vulnerabile allo sviluppo di patologie fisiche o psichiche, è più esposto al rischio di infortunio lavorativo, può assumere stili di vita disfunzionali (fumo di sigarette, gambling...).

stress da lavoro e indice di resilienza
Per tali motivi negli ultimi anni è diventato sempre più pressante la necessità di occuparsi del benessere dell’individuo sul luogo di lavoro aiutandolo a sviluppare fattori di resilienza che riducono la sua vulnerabilità allo stress.
Partendo da questi presupposti è stato messo a punto, nell’ambito di specifici progetti formativi, un test in cui è stato studiato il bilanciamento degli atteggiamenti difensivi individuali rispetto a quelli proattivi.
Il test è composto da 56 item suddivisi in due dimensioni, la dimensione psicopatologica (ansia, depressione, fobia, somatizzazione) e la dimensione positiva (intelligenza emotiva, response ability, autostima); il rapporto fra le due dimensioni, definito indice di resilienza, fornisce un’idea di come l’individuo si pone nei confronti di se stesso in un determinato momento della vita.
Si possono così evidenziare gli sforzi messi in essere per sostenere le difficoltà, il livello di impegno, la natura delle risorse psicologiche disponibili, il grado di soddisfazione generale e la propensione all’innovazione e alla positività (autoefficacia).
Sono stati testati circa 5000 soggetti nel corso di eventi formativi realizzati dal 2006 ad oggi in diverse regioni italiane; hanno partecipato all’indagine liberi professionisti (avvocati, medici, manager) e professionalità di aziende pubbliche o private (medici, infermieri, agenti di polizia, insegnanti).
Sulla base dei dati rilevati, nelle specifiche realtà, sono stati realizzati percorsi formativi strutturati in prevalenza attraverso lavori di gruppo modulati in un percorso medio di circa sei mesi; in tale contesto l’obiettivo è stato quello di favorire – attraverso il  fitness cognitivo-emotivo – l’implementazione delle potenzialità della mente nei suoi aspetti emotivi e razionali.
Nella relazione vengono presentati i risultati dell’esperienza formativa.
Il test è stato anche somministrato ad un gruppo di 500 pazienti affetti da disturbi dello spettro ansioso-depressivo che hanno seguito una psicoterapia; in tal caso il test è servito anche a valutare nel tempo l’andamento del percorso psicoterapeutico.
L’indice di resilienza media nel campione esaminato è pari a 0.2, mentre nei pazienti raggiunge 0.7; ciò indica da un lato l’efficacia della psicoterapia il cui obiettivo è stato di contenere il disagio entro limiti accettabili e di rafforzare la reattività positiva e l’utilizzo delle risorse psicologiche, dall’altro la valenza positiva dei corsi di formazione che sostengono l’importanza di favorire i processi psicologici di autostima ed autoefficacia.
Più in generale dall’indagine emerge una tendenza delle persone a sottoutilizzare e sottostimare le risorse disponibili, limitando così le proprie potenzialità psicologiche; anche chi ottiene buoni risultati e raggiunge livelli ottimali di soddisfazione ha difficoltà a contenere momenti di disagio psicologico.
L’obiettivo fondamentale dei percorsi formativi ha così centrato l’obiettivo sugli aspetti positivi della personalità che si fondano soprattutto sulla capacità di

-    saper riconoscere e gestire le emozioni
-    avere fiducia in se stessi ed essere autonomi
-    essere assertivi (non lasciarsi influenzare dagli altri), intraprendenti e decisi
-    saper gestire le situazioni difficili
-    sognare ad occhi aperti e progettare il futuro
-    saper organizzare al meglio la propria vita ed avere il controllo degli impegni assunti
-    mantenere la calma ed avere coraggio in situazioni difficili
-    risolvere i  problemi senza disperdere eccessive energie
-    essere innovativi, positivi, creativi
-    avere fiducia nelle persone che la meritano, favorire le buone relazioni
-    investire tempo nello studio per rafforzare le proprie conoscenze
-    saper accettare i propri difetti
-    imparare a dare il meglio di sé anche di fronte agli imprevisti
-    saper affrontare le difficoltà al momento giusto e con fermezza
-    favorire il confronto costruttivo con gli altri
-    essere contenti e soddisfatti di se stessi, sapersi rilassare
-    saper gestire i momenti di crisi conservando uno spirito di speranza nella progettualità futura.

Per raggiungere tale obiettivo è stato proposto il modello del fitness cognitivo-emotivo che mira ad aiutare l’individuo ad affinare la capacità di operare scelte adeguate a sostenere il proprio benessere psicofisico grazie ad un allenamento costante dei processi mentali, sia cognitivi che emotivi.
E’ oggi ampiamente dimostrato dal punto di vista scientifico che le capacità cognitive ed emotive dell’individuo non diminuiscono con l’età ma che, se opportunamente sottoposte ad allenamento, garantiscono prestazioni più efficaci e maggiore vitalità.