La fobia sociale (FS) è un disturbo frequente (la prevalenza nel corso della vita è stimata su percentuali che variano dal 3 al 13%), poco conosciuto, ad esordio precoce (età adolescenziale), altamente invalidante, con costi elevati sia sul piano personale che sociale ed economico. Esso
rappresenta solo la punta dell’iceberg rispetto ad uno spettro di disturbi che si muovono da specifiche caratteristiche di personalità (labilità emotiva, timidezza, insicurezza) a crisi di panico violente che possono compromettere nel tempo in modo stabile la funzionalità globale del soggetto.
I problemi emotivi che nascono dall’incontro con gli altri hanno profonde radici nell’infanzia, perché l’esperienza umana nasce proprio dal contatto con la realtà e con gli altri, con i genitori, con gli insegnanti, con gli amici, fin dalle prime fasi della vita.
Il senso di sicurezza personale ed il grado di maturità dell’Io è infatti determinato da fattori biologici e psicologici individuali che si modificano e modellano in relazione alle esperienze emotive primitive, al grado di accoglienza che ci viene riservato dagli affetti più cari, alla capacità da parte dell’ambiente di infondere le radici della sicurezza personale e alla capacità dell’individuo di selezionare adeguatamente nel corso della vita le esperienze – e relazioni - significative da cui attingere motivazione e sicurezza.
E’ difficile pensare alla Fobia Sociale come un disturbo slegato dalla personalità del soggetto, ed in effetti anche la moderna nosografia non riesce a definirlo in modo del tutto distinto rispetto al Disturbo Evitante di Personalità e alla Timidezza.
Ciò che ci preoccupa è tuttavia il fatto che la maggior parte dei pazienti giunge all’osservazione clinica dopo molti anni dall’inizio della malattia e solo perché vi è stata una sovrapposizione di altri disturbi come depressione, abuso di alcol o altre manifestazioni ansiose.
Non vi è ancora la capacità di riconoscere e trattare precocemente un disturbo capace di isolare un soggetto dalla società, e di confinarlo in una condizione di profonda angoscia esistenziale.
Sappiamo che la fobia sociale è un disturbo che presenta un esordio precoce, che ha un decorso protratto, che si presenta frequentemente in comorbidità con altri disturbi mentali e che ha un notevole impatto sul piano dell’adattamento sociale.
La timidezza, l’ansia fisiologica o da prestazione, il timore da palcoscenico o da esame, sono situazioni di frequente osservazione nella vita di tutti i giorni; ci si sente sempre giudicati, si ha sempre paura che gli altri possano parlare di noi in un certo modo, la vita stessa è un continuo doversi confrontare con gli altri, con i coetanei, con l’insegnante, con il datore di lavoro, con quanti possono decidere della nostra vita.
Lo stesso senso di sicurezza personale e l’autostima sono fortemente influenzati da questo confronto con la realtà e la necessità di dover continuamente affrontare situazioni nuove, articolate o complesse, ci rende ragione di come in condizioni di particolare stress ci si può ritrovare ad essere particolarmente vulnerabili allo sviluppo di disturbi emotivi.
Timidezza e FS presentano molti aspetti comuni ed in un certo senso possono essere considerate come diverse gradazioni della medesima condizione in quanto accomunate da un nucleo psicopatologico caratterizzato da profonda insicurezza e labilità dei propri confini di personalità nei confronti delle relazioni sociali.
Si differenziano sul piano della gravità delle manifestazioni cliniche e dell’interferenza sul funzionamento sociale.
Tradotto in termini clinici ciò significa che esistono situazioni sub-cliniche, che i confini fra normalità e patologia sono sfumati e che si corre il rischio di prestare attenzione solo ai quadri clinici conclamati, già strutturati e in comorbidità con altri disturbi, più difficilmente trattabili.
Dal punto di vista nosografico la FS, così come descritta nel DSM-IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), è inclusa nei Disturbi d’Ansia ed è definita come:
un’ansia clinicamente significativa provocata dall’esposizione a certi tipi di situazioni o di prestazioni sociali, che spesso determinano condotte di evitamento.
In particolare la caratteristica essenziale della FS è data dalla presenza di una condizione di paura marcata e persistente che riguarda le situazioni sociali o prestazionali che possono creare imbarazzo.
Il soggetto esposto a tali situazioni o prestazioni reagisce con una risposta ansiosa immediata, che a volte può assumere le caratteristiche di un vero attacco di panico (attacco di panico situazionale) che comporta la richiesta di un intervento medico, o il ricorso al pronto soccorso.
In questi casi solo di rado avviene l’invio allo psichiatra, in quanto, risolta l’acuzia, non viene formulata la diagnosi e non viene presa in considerazione la necessità di un trattamento di fondo del disturbo.
Nei pazienti, più negli adulti che non nei bambini, vi è comunque la consapevolezza che la paura manifestata appare eccessiva o irragionevole, pur comprendendo di non avere gli strumenti idonei a contrastarla. Ciò aumenta il senso di impotenza e di angoscia e pone le basi per l’attuazione di comportamenti di evitamento che determinano l’esclusione dalla propria vita di tutte quelle situazioni ritenute a rischio, con conseguente restringimento dei campi di interesse da parte del soggetto.
Quando le situazioni temute sono molteplici e riguardano la maggior parte delle situazioni sociali si può formulare la diagnosi di Fobia Sociale Generalizzata che può comportare un elevato grado di compromissione della funzionalità globale del soggetto, fino a determinare una vera e propria condizione di esclusione dalla vita sociale.
Più frequentemente la FS è invece limitata a una o più situazioni e può essere utile per il clinico elencarle e valutare in che modo esse incidono sulla vita del soggetto; ciò sia per formulare ipotesi riguardanti la prognosi del disturbo, sia perché la diagnosi di FS è appropriata solo se la fobia presente incide in modo significativo sul funzionamento individuale, familiare e lavorativo del soggetto.
Alcune fobie sociali possono peraltro essere presenti in particolari periodi della vita, come ad esempio le fobie legate al corteggiamento che possono scomparire con il matrimonio, e ripresentarsi dopo un eventuale divorzio quando si ripresenta il problema di corteggiare una nuova donna.
Oppure è il caso delle fobie legate all’ansia di sostenere un esame o un colloquio per la ricerca di un posto di lavoro che possono essere presenti fino all’assunzione, e ripresentarsi se dopo il periodo iniziale di adattamento al lavoro nuove situazioni, legate ad esempio, a ragioni di carriera, determinano la necessità di nuovi colloqui.
E’ importante ribadire che la FS presenta un potenziale grado di invalidità e che la disabilità cumulativa di vita risulta elevata a causa della tendenza del disturbo a diventare cronico; ne consegue un’inibizione nella carriera scolastica, professionale, nella vita sociale e nelle relazioni familiari con notevoli ripercussioni sulla qualità della vita del soggetto e sull’utilizzo del proprio potenziale intellettivo, tanto che in questi soggetti può essere rilevata con notevole frequenza una marcata discrepanza tra il quoziente intellettivo e le performance nei diversi ambiti della vita quotidiana.
Gli strumenti disponibili per il trattamento sono sia farmacologi che psicoterapeutici e sono di stretta pertinenza specialistica.
Risposta ansiosa nella Fobia Sociale
La risposta ansiosa del fobico sociale rispetto all’esposizione alla situazione temuta può avere diverse caratteristiche cliniche:
-• arrossire
• tremare
• timore di vomitare
• urgenza o timore di urinare o defecare
• palpitazioni
• sudorazione
• irritabilità
• sensazione di sbandamento
• tensione muscolare
• malessere gastrointestinale
• confusione
In alcuni casi vi può essere un vero Attacco di Panico Situazionale
Fobie più frequenti:
• Iniziare o mantenere una conversazione
• Partecipare a discussioni in piccoli gruppi
• Partecipare a feste, riunioni
• Parlare con i propri superiori
• Mangiare in pubblico
• Sostenere un esame o un colloquio di lavoro
• Scrivere in presenza di altri
• Essere al centro dell’attenzione
Per approfondire:
Pellegrino F, Ansia sottosoglia, Positive press, Verona, 2003