I social network hanno trasformato la comunicazione online in una vera e propria rete di relazioni sociali sovrapponibili a quelle reali, con rapporti di amicizia ma anche di conflittualità e scontro. E se nella realtà questi ultimi possono essere fonte di sofferenza, lo sono anche se tutto ciò avviene su Internet,
generando stress e forme di dipendenza, al punto che anche psichiatri e psicologi si stanno occupando di casi clinici. Dica33 ha chiesto a Ferdinando Pellegrino, dirigente medico presso il Dipartimento di salute mentale delll'Asl Salerno, di chiarire la natura e le soluzioni del disturbo.
Dottor Pellegrino, si può parlare di dipendenza da Internet o da social network? Ci sono segnali per riconoscerla?
Il disturbo va inquadrato nell'ambito più generale delle dipendenze, ma solo quando genera compromissione della funzionalità globale del soggetto, che diventa proprio dipendente dall'abitudine di frequentare internet. Vi deve essere, cioè, una modificazione dello stile di vita tale da avere un impatto notevole sulla qualità della vita. Tra i segnali specifici, il cambiamento di abitudini e un certo disagio, non altrimenti giustificato. In alcuni casi si manifestano anche sintomi organici: abbiamo seguito il caso clinico di un giovane che, escluso dalla sua ex-ragazza dal giro degli amici virtuali e denigrato dalla stessa, ha avuto un peggioramento dei sintomi asmatici. Naturalmente esistono molte situazioni intermedie che creano minor disagio e in cui si avverte una sofferenza che non interferisce con la quotidianità. Tuttavia quando internet è utilizzato come modalità comunicativa, senza nulla togliere alla comunicazione reale, diventa fonte di gratificazione in quanto favorisce la creazione di una rete sociale, utile nella vita quotidiana.
Passare molto tempo connessi significa essere dipendenti?
Il tempo trascorso su internet è sicuramente un indicatore importante per capire se c'è una dipendenza, soprattutto e quando toglie spazio ad altre attività, come lo studio. Quando il tempo trascorso comporta un impatto negativo sul tempo da dedicare alle altre attività, possiamo dire che ciò è un indicatore di dipendenza.
Esiste una fascia di età più colpita?
Non esistono studi così ampi per poterlo stabilire. Alcuni di questi si sono focalizzati su alcune fasce di età, ma per ora si tratta di un fenomeno diffuso e ancora non studiato dal punto di vista epidemiologico. Nell'esperienza professionale il fenomeno è molto comune all'interno della famiglia e della coppia ed è spesso fonte di liti, poiché in molti casi il contatto virtuale diventa un modo di trovare comprensione/comunicazione con persone diverse dal partner.
Alcune persone sono più vulnerabili e quindi più esposte al rischio?
Sì, sono soggetti con peculiari caratteristiche di personalità. Per esempio sono individui con dipendenze affettive che hanno un bisogno nevrotico degli altri e di conferme dagli altri. Tecnicamente: persone che hanno il controllo della personalità esterno. Oppure, sono persone con alexitimia, cioè incapaci di comprendere le proprie emozioni, in genere soggetti adulti che hanno sintomi depressivi non riconosciuti. Spesso vi sono soggetti con fobia sociale, ossessivi o semplicemente persone che non hanno la capacità di instaurare relazioni sane nella vita reale. Per loro l'interazione con internet sostituisce la vita reale, e questo è motivo di profonda sofferenza.
Come si arriva alla diagnosi?
Non esistono test specifici, ma la valutazione, fatta da uno psicologo o da uno psichiatra, è complessiva poiché occorre valutare l'insieme della personalità del soggetto, il suo modo di agire rispetto alla vita reale, la sua capacità di progettare il futuro.Quando internet toglie spazio alla vita, diventa fonte di disagio.
Come si può risolvere?
L'intervento non è semplice se ci si trova di fronte a soggetti con gravi disturbi di personalità. Inoltre, molto spesso non vi è consapevolezza della dipendenza o del danno da internet. L'intervento è possibile solo se il soggetto chiede aiuto. Tuttavia non occorre demonizzare, internet è una nuova modalità di comunicazione, non deve essere vista in contrapposizione alla comunicazione reale. Occorre quindi focalizzare l'attenzione sulle potenzialità positive di internet, poiché nella maggior parte dei casi vi è n sano utilizzo di questi strumenti.
Simona Zazzetta - Dica33 notizie, 25/01/2012
Ferdinando Pellegrino - Psichiatra, Psicoterapeuta