SUPERLAVORO E DEPRESSIONE

Quando le ore di lavoro aumentano, il rischio è, oltre a quello di commettere facilmente errori, quello di cadere in depressione. Lo dimostra una ricerca di Marianna Virtanen della University College di Londra,  pubblicata sulla rivista PLoS ONE, secondo cui lavorare troppe ore raddoppia il rischio di andare incontro ad episodi depressivi. Le ore giuste sono 7, al massimo 8 al giorno.

depressione da lavoroEmerge un legame chiaro tra superlavoro e depressione: chi lavora per 11 ore al giorno rischia il doppio rispetto a chi lavora le classiche 7-8 ore. Ma non sono solo gli orari di lavoro a causare problemi di salute, anche la qualità del lavoro è importante: chi riesce a gestire anche un surplus di ore di lavoro per un periodo circoscritto e poi ad organizzarsi un adeguato periodo di riposo, può considerarsi al riparo dal rischio depressione.

La Virtanen ha tenuto sotto controllo oltre duemila lavoratori britannici tra i 35 e i 55 anni, registrando una forte associazione tra lavoro straordinario e depressione. Gli individui sono stati monitorati all’inizio dell’indagine per numero di ore lavorative quotidiane, problemi psicologici ed eventuale presenza di fattori di rischio per la depressione e poi c’è stato un follow-up di parecchi anni. Ne è emerso un chiaro nesso tra orari di lavoro allungati e rischio depressione.

“Sono tante le situazioni a rischio”, spiega all’ Ansa  Ferdinando Pellegrino, psichiatra del Dipartimento di Salute Mentale della Asl di Salerno esperto di psicologia del lavoro. “In primis si rischia grosso se si investe tutto sul lavoro dedicandogli ogni energia, perché lavorare solamente porta a perdere il contatto con la realtà”.

Oltre alla depressione c’è anche un rischio per la salute, perché si finisce per scoppiare. Senza considerare i rischi per gli altri se questo professionista è un medico o un controllore di volo. Anche il lavoratore precario è a rischio, perché al sovraccarico di lavoro si associa una dequalificazione professionale, la mancanza di aspettative, l’incertezza del futuro: ”non sai se ti rinnovano il contratto - spiega lo psichiatra - e in quali condizioni, inoltre ti è preclusa ogni possibilità di crescita professionale”. In certi mestieri, poi, non reggi ritmi e orari esagerati: se sei un oncologo pediatra a continuo contatto con la sofferenza, o lavori in rianimazione con turni massacranti a contatto con la morte tutti i giorni, la depressione può bussare alla tua porta. È bene dunque moderarsi quando possibile, evitando troppi turni e straordinari.

”Oggi la riforma della 626 del 2008 prevede l’obbligo per le aziende di valutare lo stress lavorativo” conclude Pellegrino “il che significa anche monitorare quanto lavorano i dipendenti, ma c’è ancora poca sensibilità su questo fronte”.

 

Panorama.it > Hitech & Scienza, 26/01/2012
Ferdinando Pellegrino - Psichiatra, Psicoterapeuta