Migliorare l’efficacia dei knowledge worker. Che il lavoro sia fonte di stress e che lo stress comporti conseguenze negative per l’individuo lo sappiamo da tempo; lo stress lavorativo è presente in ogni attività professionale in cui lo si va a cercare. Molto poco si fa sul versante della prevenzione e c’è molta
incertezza su come delineare programmi di prevenzione dello stress lavorativo la cui presenza si riflette inevitabilmente sulla crescita umana e professionale degli individui.
Lo stress (nella sua veste negativa, il distress) è insidioso, inibisce e riduce la performance lavorativa, condiziona lo sviluppo di una sana motivazione, paralizza l’individuo in ogni sua possibilità di sviluppo, riducendo la sua qualità di vita, lo esaspera e lo disarma, lo rende irritabile, lamentoso, ostile, lo induce a cercare una difesa accorta e sterile, spesso cinica: una persona stressata è un errore o un incidente probabile, ma è anche motivo di minore professionalità e mancanza di propulsione allo sviluppo.
Per questo motivo la gestione delle risorse umane deve essere una prerogativa indispensabile per lo sviluppo di qualsiasi azienda.
Queste premesse rendono possibile un lavoro nuovo, l’implementazione e lo sviluppo delle potenzialità umane dove lo stress (nella sua veste positiva, l’eustress) diventa un fattore motivante capace di aprire orizzonti nuovi e inesplorati.
La prevenzione dello stress lavorativo diventa così promozione di ben-essere.
Le Aziende lo sanno, cominciano però solo ora a investire risorse nella formazione del personale, a credere nelle potenzialità espressive delle risorse umane, ma è ancora presto per poter essere soddisfatti degli investimenti realizzati e dei risultati conseguiti.
Azienda e individuo lavorano insieme per soddisfare le esigenze del cliente che, al di là delle sue aspettative, rappresenta lo scopo principale di un’organizzazione che mira al successo.
In quest’ottica azienda ed individuo collaborano attivamente e congiuntamente per il raggiungimento dei rispettivi obiettivi: il vero senso di appartenenza all’azienda non può che concretizzarsi nel riconoscimento congiunto delle difficoltà operative e nell’impegno comune per la realizzazione degli obiettivi aziendali, nel rispetto dell’individuo.
La gestione delle risorse umane deve essere trasparente e realmente diretta alla valorizzazione dell’individuo, indipendentemente dal ruolo che occupa all’interno dell’azienda; scelte contraddittorie possono creare danni irreparabili, essere efficaci nel breve termine ma mostrarsi estremamente dannose nel lungo periodo.
Diventa pertanto indispensabile implementare la competenza professionale e valorizzare il capitale umano.
“Tutti noi, per guadagnarci da vivere, usiamo il "pensiero” e le aziende fondano la propria efficacia sui knowledge worker, i lavoratori della conoscenza.
I kw si guadagnano da vivere con il proprio pensiero. Vivono del proprio impegno: qualsiasi impegno lavorativo oneroso è intellettuale, non fisico. Risolvono i problemi, capiscono e soddisfano i bisogni dei clienti, prendono decisioni, collaborano e comunicano con altre persone nel corso dello svolgimento della propria attività.
E’ piuttosto facile indicare esempi di kw: insegnanti, medici, manager, fisioterapisti, assistenti sociali, avvocati, giudici, biologi, informatici, matematici, ingegneri, farmacisti ...
In tale contesto risulta fondamentale la valorizzazione di percorsi formativi che favoriscano la consapevolezza delle proprie potenzialità e la necessità di implementarle in modo costante.
In quest’ottica il fitness cognitivo-emotivo si propone come uno strumento efficace per migliorare le performance dei knowledge worker.
Bibliografia:
1. Pellegrino F, La sindrome del burn-out, Centro Scientifico Editore, Torino, 2009
2. Pellegrino F, Essere o non essere leader, Positive Press, Verona, 2002. Seconda edizione 2012
3. Pellegrino F, La gestione delle risorse umane, Minerva Psichiatrica, 44, 2003
4. Pellegrino F, Valorizzare le risorse umane, Mediserve, Milano-Firenze-Napoli, 2007
5. Davenport TH, Il mestiere di pensare, ETAS, Milano, 2006