Quanti sms avete ricevuto per il nuovo anno? Possono essere considerati autentici messaggi di auguri? Possono essere considerati come una nuova forma di comunicazione al pari del classico “bigliettino d’augurio”?
Indubbiamente occorre considerare che i tempi sono
cambiati, che bisogna prendere atto di tutte le nuove modalità di comunicazione, ma non sempre il cambiamento viene gestito con appropriatezza e non sempre siamo padroni delle nuove tecnologie.
Molte forme di disagio psichico nascono da difficoltà relazionali, dal modo con cui ci si relaziona agli altri; delusioni, amarezze, sensi di colpa, irritabilità, incomprensioni, sono la fonte più comune delle difficoltà relazionali che si incontrano nella vita di tutti i giorni.
Una difficoltà alla comunicazione è l’aspetto più determinante nell’insorgenza di conflitti all’interno delle famiglie, nei luoghi di lavoro, nelle relazioni sociali.
Con le nuove modalità di comunicazione – internet, sms, telefonini, facebook – la comunicazione è mediata da strumenti tecnologici, ma anche se si colloca in ambienti virtuali la comunicazione è tale a tutti gli effetti: non è applicabile una logica aut-aut alla dinamica tra reale e virtuale, serve piuttosto una logica et-et.
Tutte le difficoltà comunicative che si incontrano tutti i giorni, si possono incontrare con tali strumenti di comunicazione che assumono aspetti rilevanti nella vita di ogni individuo.
Ma, può uno scambio di auguri con un sms o una e-mail avere un valore affettivo?
Certamente sì, ma entro certi limiti perché se l’interesse e l’affetto che si nutre per una persona è autentico e reale niente può sostituire il sentire la sua voce, o, quando le distanze e il tempo lo consentono, un incontro.
Il problema della competenza relazionale nasce dalla difficoltà insita nell’individuo di comprendere fino in fondo le proprie emozioni; è una difficoltà crescente – nota con il termine alexitimia – che sta mettendo in crisi molte persone che imparando a mediare la comunicazione con altri strumenti, evitano in questo modo “il contatto diretto”, che può essere fonte di ansia e disagio.
Il termine Alexitimia è stato introdotto da P.E. Sifneos nel 1972 in seguito ad osservazioni condotte su pazienti affetti da disturbi psicosomatici.
Alexitimia vuol dire "mancanza di parole nell'esprimere le emozioni"; l'impasse corrisponde all'impossibilità dei pazienti di esprimere i loro problemi e i loro fantasmi. I loro corpi diventano il solo mezzo per proiettare fuori dalla propria sfera psichica ciò che li tormenta.
Essi tendono a descrivere volentieri, e in modo stereotipato, ciò che sentono nel proprio corpo, ma restano strettamente legati a queste realtà e nascondono i sentimenti dietro questa facciata somatica.
L’interesse di questi soggetti si indirizza alla sola realtà concreta, vi è una povertà di vita fantasmatica accanto all'incapacità di trovare parole appropriate per descrivere i propri sentimenti. L’alexitimico, privo dunque di quelle risonanze affettive nei confronti degli eventi della vita, è un soggetto a rischio il cui impatto con alcuni aspetti della nostra società sembra dare spazio a nuovi ed inesplorati percorsi psicopatologici:
• egli ha la tendenza a ricorrere all’azione per esprimere le emozioni ed evitare in contatti
• può ricorrere ad accessi di collera, essere irritabile o avere crisi di pianto e non esserne consapevole della portata emotiva
• La sua capacità di regolare le emozioni e gli stati fisiologici è molto precaria ed in presenza di stress tende a ricorrere a comportamenti inadeguati, come l’abuso di alcolici, farmaci, cibo o l’uso di droghe.
La difficoltà dell’alexitimico di regolare la propria tensione emotiva elaborandola in modo simbolico e cognitivo lo induce ad avere abnormi ed intense reazioni di stress che lo espongono allo sviluppo di patologie organiche o psichiche, come crisi depressive o attacchi di panico.
La comunicazione virtuale può diventare complice dell’alexitimia, amplificandone gli aspetti psicopatologici; la difficoltà di comunicare con se stessi, di comprendere le proprie emozioni, determina una difficoltà di instaurare relazioni autentiche, di comprendere le esigenze degli altri.
Ciò aumenta il senso di isolamento e di solitudine che può tradursi in una disperata ricerca di contatti con gli altri (... non ricevere risposta ad un sms può essere l’equivalente di un rifiuto ....) che non sempre dà i frutti desiderati.
La “rete”, gli “sms” si prestano molto bene a favorire queste dinamiche psicologiche che possono essere – se non ben gestite – alla base di situazioni di disagio psichico.
Per approfondire:
Pellegrino F, Personalità e autoefficacia, Springer, Milano 2010
Baldoni F, La prospettiva psicosomatica, il Mulino, Torino, 2010
Percorso: L'alexitimia