Attenzione a creare ansie e angosce, ne abbiamo già tante!
Su tutti i giornali si legge che “niente sarà più come prima”, una condanna rispetto ad una catastrofe generale che sembra senza fine.
Certo, niente più sarà come prima.
Ma vediamolo in positivo, ogni crisi può essere un’opportunità, un modo per comprendere gli errori ad oggi commessi e quali non commettere per il futuro.
Le distanze “sociali” nel mondo virtuale c’erano già, sempre interconnessi in relazioni virtuali, ma sempre più isolati e poco propensi a relazionarsi in modo concreto ed empatico con gli altri.
Il mondo globalizzato ha sconvolto qualsiasi equilibrio e anche i comuni parametri che da sempre caratterizzano l’uomo: il tempo e lo spazio.
Un tempo sempre più inafferrabile, incastrati tutti negli ingranaggi della vita sociale, iniziando dai ragazzi, già piccoli manager: scuola al mattino, palestra, corso di inglese, danza e tant’altro. E il loro tempo libero?
Viaggio nel virtuale, con tanti video giochi. Il tempo per l’affetto, per il gioco all’aria aperta, per la creatività, per il tempo libero: zero!
Per l’adulto ancora peggio. Non avere l’agenda piena di impegni vuol dire non essere al passo con i tempi. E la lentezza? Un lontano ricordo dell’infanzia, quando si era spensierati e si riusciva a spendere un po’ di tempo per sé stessi.
Il recupero della dimensione temporale, questo sì che sarebbe un buon auspicio. Ritornare ai ritmi di prima senza riappropriarsi del “proprio tempo”, questo sì che sarebbe un danno.
E nel tempo ancor più vale il recupero della dimensione antropologica dell’uomo, legata sostanzialmente al suo essere sociale, non solo “social”, bensì attento alla relazione, alla costruzione di rapporti umani autentici, concreti, reali. Questo sì che ci aiuterebbe ad essere diversi rispetto al passato, non come prima, ma meglio di prima!
Rispetto allo spazio, cosa dire?
Un tempo per spostarsi da un paese all’altro ci voleva molto tempo, ora tutto è veloce, e nella velocità lo spazio è diventato esiguo, tutto è così vicino, non più lontano.
Certo non possiamo ritornare al medioevo, non possiamo non essere contenti di poter raggiungere posti lontani in breve tempo, ma cosa c’è che non va in tutto ciò?
Forse il rispetto del senso di appartenenza alla propria terra, ma non credo; conoscere culture nuove è positivo, spostarsi è costruttivo, ma di certo le regole della globalizzazione vanno riviste.
Ne sappiamo tanto, clima, economia, interessi, cosa ci offre di positivo la diluizione dello spazio?
È davvero venuto il tempo di riflettere; la crisi può avere un senso se diventa un’opportunità.
Quindi mi auguro che non sarà tutto come prima, ma in positivo.
Non diamo allora l’idea del disastro, diamo fiducia!