L’insonnia costituisce un problema diffuso in tutto il mondo: circa 1/3 della popolazione adulta riferisce di averla sperimentata per un breve periodo ed il 10-15% di essa è affetto da insonnia cronica: si tratta di un disturbo delle “24 ore” con sintomi notturni e diurni tali da minare il benessere della persona, con compromissione del suo funzionamento globale.
L’insonnia pone inoltre l’individuo in un’area di rischio psicosomatico; lo stato di allarme persistente, di tensione continua con una oggettiva difficoltà a rilassarsi, funge da fattore favorente lo sviluppo di patologie organiche, come l’ansia e la depressione, o fisiche, come l’ulcera gastrica e il diabete.
L’insonnia rientra nell’ambito dei Disturbi del sonno-veglia che rappresentano un ampio capitolo del DSM-5 che, per la complessità e la varietà dei disturbi codificati, può essere considerato ultraspecialistico, i cui confini travalicano la psichiatria per attingere a conoscenze più vaste, dalla fisiologia alla neurologia, dalla medicina interna alla cardiologia, all’endocrinologia, dalla genetica alla sociologia.
I disturbi del sonno-veglia, rispetto ai disturbi mentali, racchiudono, infatti, molte patologie con uno spettro sintomatologico caratterizzato da problemi di insonnia, di ipersonnia, da comportamenti anomali o da eventi fisiologici che si manifestano durante il sonno, come il sonnambulismo o gli incubi notturni.
Poter definire cosa vuol dire “ho dormito poco e male”, oppure “non dormo affatto”, o anche “mi sveglio di continuo nel corso della notte”, “sono settimane che non dormo”, “non riesco a riposare bene”, “quando vado a letto inizia un incubo” non è semplice, così come non è facile rapportare i vissuti soggettivi alla realtà oggettiva. Capita infatti che un familiare smentisca il paziente, che in realtà dorme e che “non dà problemi durante la notte”; allo stesso modo, dovendo valutare l’impatto che il disturbo del sonno può avere durante la giornata, ci si trova spesso di fronte a grandi paradossi: a fronte di vissuti soggettivi estremamente invalidanti, il paziente riferisce – meravigliandosi egli stesso – di non avere alcuna manifestazione di stanchezza o di sonnolenza durante la giornata.
Tutto questo per dire che non è facile, nella pratica clinica, comprendere la natura del disagio legato ai problemi del sonno e che occorre adoperare molta prudenza nell’affrontare queste problematiche onde evitare di attivare, con prescrizioni di farmaci non appropriate, circoli viziosi difficili da interrompere.
Dal punto di vista clinico, per la diagnosi del disturbo da insonnia si valuta innanzitutto la modalità con cui si manifesta.
Può manifestarsi con una difficoltà ad addormentarsi, ad iniziare il sonno, con la presenza di frequenti risvegli notturni, con problemi di riaddormentamento o con un risveglio precoce mattutino con difficoltà a riaddormentarsi.
Occorre tuttavia precisare che non esiste una regola generale, molto spesso nella pratica clinica ci si trova di fronte a quadri misti, con tante possibili combinazioni che tendono anche a variare nel tempo.
Infatti, indipendentemente dal fatto che il paziente abbia difficoltà di addormentarsi, risvegli frequenti durante la notte o al mattino presto, per formulare la diagnosi di insonnia occorre che vi sia una compromissione della funzionalità globale e, in particolare, sonnolenza diurna e difficoltà a gestire il quotidiano in ambito familiare, sociale, lavorativo e relazionale.
Ed occorre anche precisare che esistono normali e fisiologiche variazioni del ritmo sonno/veglia, esistono i “brevi dormitori”, esistono abitudini individuali consolidate che se modificate richiedono un processo di riadattamento; motivi in più per comprendere la natura del disturbo prima di intraprendere un trattamento.
Per ciò che concerne il decorso, il disturbo da insonnia può essere definito episodico, cronico o ricorrente.
Per ciò che concerne il trattamento si utilizza un approccio integrato, avendo cura di incidere innanzitutto sulla comorbidità fisica o psichica in modo da avere un controllo delle condizioni generali del paziente.
Dovrà essere privilegiato un intervento psicologico mirato a:
• individuare la presenza di dinamiche psicologiche individuali e relazionali disfunzionali per poter favorire l’adozione di idonee strategie di coping
• modificare lo stile di vita del paziente, andando ad incidere sui comportamenti che compromettono il suo benessere.
L’approccio psicologico ai disturbi da insonnia è di fondamentale importanza nella pratica clinica; esso non deve essere considerato come una alternativa o in contrapposizione al trattamento farmacologico ma parte integrante e base del trattamento stesso.
Nella gestione dell’insonnia, rispetto a specifiche situazioni da valutare in sede specialistica, ci si può avvalere anche dell’utilizzo di farmaci: il loro utilizzo nella pratica clinica è disciplinato da precise indicazioni e modalità d’uso, al fine di evitare un utilizzo non appropriato.
La scelta del farmaco deve basarsi sulle necessità individuali del paziente, tenendo conto delle malattie concomitanti, delle terapie già in atto, della risposta a eventuali precedenti trattamenti.
BIBLIOGRAFIA
ARGOMENTI IN PSICHIATRIA II
Ferdinando Pellegrino, Giuseppe Ruggiero – Elvia Cassinelli,
Vincenzo Pizza; Ilarj Furno – Alessia Gambino
eBook - C.G. Edizioni Medico Scientifiche - 2021
L’INSONNIA
Ferdinando Pellegrino
I BAMBINI E LA TERAPIA FAMILIARE
Giuseppe Ruggiero – Elvia Cassinelli
LE CEFALEE: PRINCIPI ED INQUADRAMENTO CLINICO-TERAPEUTICO
Vincenzo Pizza
FABIO. UNA PSICOSI AD ESORDIO PRECOCE
Ilarj Furno – Alessia Gambino