I movimenti No Vax riflettono un mix di fobie specifiche e distorsioni cognitive.
La fobia degli aghi o del sangue può trasformarsi in un vero e proprio disturbo psichico, con sintomi di evitamento e ansia sproporzionati.
Non è solo una questione di paura: si riscontrano processi di razionalizzazione, dove credenze errate vengono inserite in un discorso apparentemente logico ma basato su dati falsi o incompleti. Questo meccanismo rende difficile il dialogo e il cambiamento.
Nel contesto di un'emergenza sanitaria globale, comprendere queste dinamiche diventa cruciale per promuovere comportamenti più consapevoli. Come spiega Edgard Morin, la conoscenza è una navigazione tra incertezze e certezze. Superare stereotipi cognitivi e fobie è essenziale per affrontare le sfide della pandemia e favorire un approccio più razionale e scientifico alla vaccinazione.
No Vax: se ne parla tanto, troppo, con il pericolo di enfatizzare un fenomeno sociale non del tutto codificabile, in un contesto emergenziale di eccezionale gravità.
Senza entrare tuttavia nel merito di questioni sociali o politiche, dal punto di vista strettamente psicologico e psichiatrico possiamo riscontrare la presenza di un disturbo psichico, quale la fobia specifica, o di una distorsione cognitiva.
Nella realtà clinica, i quadri clinici di natura fobica sono molto frequenti ed afferiscono all’ampio capitolo dei disturbi d’ansia; in particolare esiste la cosiddetta fobia specifica caratterizzata da:
• paura o ansia verso un oggetto o situazioni specifiche (come ricevere un’iniezione o vedere il sangue);
• presenza di una reazione di paura e ansia rispetto all’oggetto fobico;
• sistematica presenza di una condotta di evitamento rispetto all’oggetto fobico, o, se si viene a contatto con esso, l’ansia e la paura si acuiscono fortemente;
• presenza di una evidente condizione di ansia o paura del tutto sproporzionata rispetto al reale pericolo rappresentato dall’oggetto fobico.
Si tratta di un quadro clinico persistente e che tende a compromettere il funzionamento globale del soggetto, naturalmente in rapporto alla natura dell’oggetto fobico e alle conseguenze che derivano dall’assumere le relative condotte di evitamento: un conto è avere paura di prendere l’ascensore – per cui si può salire a piedi – altro è avere paura di vaccinarsi!
La fobia semplice, così come descritta, non è associata ad altri disturbi mentali e può essere ben definita segnalando lo stimolo fobico che la genera, come ad esempio un animale (ragni, insetti…), un determinato ambiente, un evento naturale (paura dell’altezza, dei temporali...) o qualunque altra situazione particolare (paura del sangue, degli aghi…).
Alcuni soggetti possono avere una sensibilità nei confronti di diversi stimoli fobici, questa condizione determina una maggiore compromissione della funzionalità globale della persona.
In realtà, in un momento emergenziale di grande incertezza e paura per il futuro, l’assunzione di atteggiamenti difensivi (ad esempio, dare una lettura del tutto negativa sulla vaccinazione da parte di certe persone) è sufficiente ad innalzare il livello di paura, slatentizzando, in soggetti vulnerabili, disturbi mentali come le fobie.
Dal punto di vista più strettamente psicologico, si possono evidenziare invece problematiche connesse alle funzioni cognitive; in particolare ci si può trovare di fronte al fenomeno – descritto da Edgard Morin – della razionalizzazione:
la razionalità è la migliore barriera contro l’errore, fungendo da filtro tra il reale e l’immaginario, tra il soggettivo e l’oggettivo: partendo da elementi concreti tende ad astrarre, a creare “costrutti” logici e sostenibili. Ne verifica poi la validità, tende ad essere critica e aperta, verifica se ciò che “sostiene” è compatibile con i dati e con le “verità” disponibili.
La razionalità critica – correttrice - cerca di comprendere la natura della realtà, valutare l’errore insito in ogni costrutto teorico, verificare le credenze e le dottrine.
Quando ciò non avviene in modo corretto ci si trova di fronte al processo di razionalizzazione: qui l’individuo si crede razionale perché costruisce un sistema logico “chiuso”, fondato sulla deduzione o sull’induzione, attingendo a dati parziali, mutilati o falsi, chiudendosi alla contestazione degli argomenti e alla verifica empirica.
Ciò determina la comparsa di stereotipi cognitivi, di idee accolte senza esame, di credenze prive di fondamento scientifico, nel mentre ci si dimentica che dobbiamo invece imparare ad affrontare le incertezze poiché – come afferma Edgard Morin ne “I sette saperi necessari all’educazione del futuro” - la conoscenza è una navigazione in un oceano di incertezze attraverso arcipelaghi di certezze -.
🤝 Affronta le tue paure con apertura mentale e cerca informazioni affidabili da fonti scientifiche.
Evita le conclusioni affrettate e considera il dialogo come un'opportunità per comprendere meglio te stesso e gli altri.
La conoscenza critica e il confronto rispettoso sono strumenti fondamentali per superare i pregiudizi e costruire fiducia reciproca.