Medici, psicologi, infermieri, assistenti sociali, poliziotti e insegnanti rientrano tra le categorie più esposte a condizioni di logorio professionale come la sindrome del burn-out poiché si tratta di professioni d’aiuto in cui il carico emotivo dell’attività professionale appare più rilevante rispetto ad altre.
L’operatore stressato commette maggiori errori, rende di meno, è più vulnerabile allo sviluppo di patologie somatiche – tradizionalmente correlate allo stress, come le malattie cardiovascolari – o psichiatriche come l’ansia e la depressione, è più esposto al rischio di infortunio lavorativo e può assumere stili di vita disfunzionali (fumo di sigarette, gambling, abuso di alcolici…).
Per tali motivi negli ultimi anni è diventata sempre più pressante la necessità di occuparsi del benessere dell’individuo sul luogo di lavoro.
Con l’entrata in vigore del Decreto Legislativo del 9 aprile 2008, n. 81, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, l’oggetto di tutela è “la salute intesa come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un’assenza di malattia o d’infermità”; in tale senso viene sancito l’obbligo – per qualsiasi azienda – non solo di valutare lo stress lavoro-correlato, ma anche di promuovere un clima organizzativo idoneo a prevenire il disagio da logorio professionale e a stimolare e favorire condizioni di ben-essere.
Diventa pertanto strategica la programmazione all’interno delle aziende di percorsi innovativi per la valutazione e la gestione del rischio psicosociale al fine di poter incidere positivamente sul clima organizzativo e migliorare l’efficacia della gestione delle risorse umane.
In tale senso si è ritenuto opportuno focalizzare l’attenzione sulla resilienza.
La resilienza si presenta come un processo dinamico che varia nel tempo in rapporto agli eventi della vita e alla capacità dell’individuo di modulare specifiche risposte adattive.
Nei contesti lavorativi la resilienza ha la funzione di consentire alla persona di proteggere la sua integrità e aprirsi delle vie alternative nel momento in cui viene sottoposta a pressioni o si trova in circostanze difficili.
In generale, nel corso di recenti indagini, è stato evidenziato che l’operatore stressato presenta difficoltà quali:
• malessere interno
• inquietudine
• vissuti di impotenza rispetto al futuro
• paura del futuro
• difficoltà ad avere uno stile alimentare corretto
• problematiche relative al desiderio sessuale
• difficoltà a esprimere le proprie emozioni
• rigidità di pensiero
• paure immotivate
• tensione interiore e difficoltà a rilassarsi.
L’operatore stressato tende inoltre a:
• non sognare ad occhi aperti, non avere fiducia nel futuro
• non essere deciso e assertivo
• temere l’innovazione e le nuove esperienze
• non rafforzare le proprie conoscenze, non studiare.
Alla luce di queste riflessioni occorre focalizzare gli obiettivi formativi sugli aspetti positivi della personalità, che si fondano soprattutto sulla capacità di saper riconoscere e gestire le emozioni, sull’avere fiducia in se stessi ed essere autonomi, sull’essere assertivi e capaci di saper gestire le situazioni difficili e i momenti di crisi, di saper organizzare al meglio la propria vita e avere il controllo degli impegni assunti e sulla capacità di saper mantenere la calma in situazioni difficili, dando il meglio di sé in ogni circostanza.
Per raggiungere tale obiettivo è stato proposto il modello del fitness cognitivo-emotivo che mira ad aiutare l’individuo ad affinare la capacità di operare scelte adeguate a sostenere il proprio benessere psicofisico grazie a un allenamento costante dei processi mentali, sia cognitivi che emotivi.
Per ciò che concerne le abilità cognitive, queste possono essere rafforzate e migliorate attraverso la valorizzazione dell’esperienza di vita personale e favorendo un allenamento costante delle capacità di apprendimento, elaborazione, pianificazione e adattamento.
Quanto maggiore è il fitness cognitivo di un individuo, tanto più egli sarà in grado di affrontare le sfide della vita, di prendere decisioni, di gestire le situazioni complesse, di codificare nuove idee e punti di vista alternativi e di modulare il comportamento con assertività ed efficacia.
Un programma di fitness cognitivo, per essere efficace, deve presupporre interventi mirati al rafforzamento della motivazione personale, all’innovazione e alla crescita intellettuale.
Il fitness cognitivo rappresenta quindi un forte stimolo all’innovazione: con l’allenamento mentale si previene l’inerzia e si favorisce la creatività.
L’apprendimento delle abilità emotive – il fitness emotivo – necessita, invece, di una metodologia diversa in quanto presuppone un’adeguata conoscenza del proprio mondo emotivo e lo sviluppo di abilità relazionali.
Per migliorare il livello relazionale risultano efficaci i percorsi formativi centrati sulle dinamiche di gruppo: lavorare in gruppo, esprimere emozioni e condividerle con gli altri consente all’individuo di riappropriarsi della propria dimensione emotiva e di riconoscere e gestire al meglio le più importanti emozioni nella relazione con gli altri.
Il lavoro di gruppo riduce il senso di isolamento, favorisce l’introspezione e migliora la qualità delle relazioni.
Il fitness cognitivo-emotivo risponde quindi all’esigenza di favorire la crescita armonica dei processi cognitivi ed emotivi alla base della personalità matura; molte difficoltà individuali o relazionali nascono da divergenze nella modulazione di questi due processi e dall’incapacità di accrescere i meccanismi integrativi delle funzioni mentali.
Esso si propone come un processo di apprendimento continuo capace di favorire l’accrescimento dei fattori personali di resilienza; la caratteristica fondamentale di questi processi di apprendimento è la loro dinamicità e variabilità nel tempo.
Non si ha mai la garanzia di aver acquisito le abilità emotive e cognitive in modo completo e duraturo poiché nessun allenamento può essere episodico: come nello sport, la persona che sceglie di allenarsi lo fa con costanza, determinazione e forza avendo ben chiari gli obiettivi.
Un programma di fitness cognitivo, per essere efficace, deve presupporre interventi mirati al rafforzamento della motivazione personale, all’innovazione e alla crescita intellettuale.
Il fitness cognitivo rappresenta quindi un forte stimolo all’innovazione: con l’allenamento mentale si previene l’inerzia e si favorisce la creatività.
L’apprendimento delle abilità emotive – il fitness emotivo – necessita, invece, di una metodologia diversa in quanto presuppone un’adeguata conoscenza del proprio mondo emotivo e lo sviluppo di abilità relazionali.
Per migliorare il livello relazionale risultano efficaci i percorsi formativi centrati sulle dinamiche di gruppo: lavorare in gruppo, esprimere emozioni e condividerle con gli altri consente all’individuo di riappropriarsi della propria dimensione emotiva e di riconoscere e gestire al meglio le più importanti emozioni nella relazione con gli altri.
Il lavoro di gruppo riduce il senso di isolamento, favorisce l’introspezione e migliora la qualità delle relazioni.
Il fitness cognitivo-emotivo risponde quindi all’esigenza di favorire la crescita armonica dei processi cognitivi ed emotivi alla base della personalità matura; molte difficoltà individuali o relazionali nascono da divergenze nella modulazione di questi due processi e dall’incapacità di accrescere i meccanismi integrativi delle funzioni mentali.
Esso si propone come un processo di apprendimento continuo capace di favorire l’accrescimento dei fattori personali di resilienza; la caratteristica fondamentale di questi processi di apprendimento è la loro dinamicità e variabilità nel tempo.
Non si ha mai la garanzia di aver acquisito le abilità emotive e cognitive in modo completo e duraturo poiché nessun allenamento può essere episodico: come nello sport, la persona che sceglie di allenarsi lo fa con costanza, determinazione e forza avendo ben chiari gli obiettivi.
Stress, burn-out e ben-essere del medico - Ferdinando Pellegrino
MEDICI OGGI - 12 febbraio 2019
Bibliografia
• Pellegrino F. Essere o non essere leader. Positive Press, Verona, 2012
• Pellegrino F. Personalità ed autoefficacia. Springer, Milano, 2010
• Pellegrino F. Stress lavorativo, burn-out e risorse umane. Edizioni Medico Scientifiche, Torino, 2015