Hai mai avuto paura di avere una malattia grave anche se i medici ti dicono che stai bene?
Questo fenomeno è noto come ipocondria o disturbo da ansia di malattia (DAM).
Cos’è? Perché accade? Come gestirlo nel modo giusto?
Il Disturbo da Ansia di Malattia (DAM), o ipocondria, è un problema psicologico che porta a una preoccupazione eccessiva per la propria salute, spesso senza basi mediche reali.
È caratterizzato da ansia costante, controllo ossessivo del corpo e ricorso frequente a esami clinici, nonostante le rassicurazioni mediche.
Il DAM può avere un impatto significativo sulla qualità della vita, con sintomi che includono stress, insonnia, difficoltà di concentrazione e depressione.
La diagnosi richiede l’esclusione di altre patologie.
La terapia più efficace combina antidepressivi e psicoterapia cognitivo-comportamentale, mirata a ridurre l’ansia e a modificare i pensieri ossessivi sulla salute.
Il disturbo da ansia di malattia (DAM) o ipocondria ha avuto una recrudescenza nel post-covid con importanti implicazioni sul piano dell’assistenza.
Il DAM, codificato dal DSM-5-TR tra i disturbi da sintomi somatici e disturbi correlati, nell’evoluzione nosografica è stato inserito dall’ICD-11 nel Disturbo ossessivo-compulsivo e disordini ad esso correlati a conferma della presenza di una polarizzazione ossessiva sul proprio stato di salute per essere il paziente preoccupato di avere o di contrarre una grave malattia.
In genere la sintomatologia presente è di lieve intensità – sentirsi stanco o affaticato – o si è in presenza di uno stato di allarme psicofisico correlato all’idea – ossessiva – di “avere qualcosa di brutto”; qualora vi siano patologie organiche – come l’ipertensione – è presente una preoccupazione eccessiva sul proprio stato di salute – come il temere una impellente crisi ipertensiva – nonostante le rassicurazioni del medico.
L’ansia di questi pazienti è spesso invalidante e qualsiasi segnale di “sofferenza fisica” diventa motivo di allarme e di ricorso al medico: vi è un continuo controllo del proprio corpo alla ricerca della “malattia” con alterazioni del ritmo sonno-veglia e delle funzioni cognitive, facile distraibilità e difficoltà di concentrazione.
Vi è un notevole dispendio di energia con uno stato di sofferenza psichica che può slatentizzare quadri depressivi o essere essa stessa riflesso di un nucleo ansioso-depressivo di cui il paziente non ha consapevolezza.
L’idea di “star male” induce di solito questi pazienti – in aumento considerevole in età adolescenziale – a ricorrere in modo persistente al medico e a sottoporsi a innumerevoli indagini clinico-strumentali senza sentirsi rassicurati dall’esito negativo delle stesse.
L’aspetto fondamentale del DAM è caratterizzato dalla convinzione che nessun medico né gli esami riescano a individuare l’origine della sofferenza che invece loro ritengono sia da attribuire ad una patologia organica, ad esempio una neoplasia o una malattia cardiaca.
Questo comporta uno stato di profonda prostrazione e angoscia tale da compromettere il benessere dell’individuo che inizia a mettere in atto modalità comportamentali difensive come navigare in internet per ore intere alla ricerca di una conferma della patologia di cui risulterebbe affetto.
Dal punto di vista clinico, per la diagnosi di DAM deve essere esclusa la presenza di un altro disturbo mentale come il disturbo di panico o di ansia generalizzata che possono essere mascherati dalla presenza del nucleo ossessivo polarizzato sul proprio stato di salute.
In realtà viene a prevalere una ideazione ossessiva che si accompagna a uno stato d’ansia notevole con la messa in atto di condotte di evitamento: temere di avere una patologia cardiaca limita l’attività del paziente che, ad esempio, smette di andare in palestra o al ristorante terrorizzato dall’idea che possa succedere qualcosa di “brutto”.
Tale vissuto d’ansia diventa angosciante con la comparsa di una dimensione depressiva che può arrivare ad avere un’importante rilevanza clinica.
Per la diagnostica differenziale è necessario considerare che la comparsa di molte patologie organiche può essere subdola soprattutto nelle fasi iniziali, per cui alcuni sintomi realmente fisici possono essere amplificati dallo stato ansioso del paziente e passare del tutto inosservati.
È tipico l’esempio di chi fa ricorso con insolita frequenza al pronto soccorso per “palpitazioni” o “crisi di panico con la sensazione di avere un infarto” e che, dopo una valutazione medica – con esami ematochimici e cardiologici – si tranquillizza con la somministrazione di un ansiolitico ma continua ad avere nuove crisi, a sentirsi sempre più ansioso e preoccupato per il proprio stato di salute, a ritenere di avere una patologia cardiaca e a ricorrere di continuo alle cure dei sanitari. Può accadere che il soggetto in questione sia affetto dalla sindrome di Brugada che spesso viene diagnosticata solo dopo le insistenze del paziente e una attenta valutazione cardiologica.
Questo induce a ritenere che il DAM può essere diagnosticato solo dopo aver escluso la presenza di una patologia organica onde evitare errori diagnostici e ritardi nel relativo trattamento.
Dal punto di vista terapeutico occorre considerare la variabilità con cui si manifestano le diverse forme di disagio psichico e la frequente comorbidità tra la depressione, l’ansia, la fobia sociale e il disturbo ossessivo-compulsivo; tale comorbidità indica la complessità clinica e l’intreccio dei sintomi – con probabili basi neurobiologiche e psicologiche in comune – che rendono ragione dell’utilizzo transnografico degli antidepressivi (AD).
Lo stesso Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali dell’APA (DSM) avendo rinunciato al concetto di nevrosi ha introdotto le dimensioni rispetto all’assetto categoriale dei disturbi, invitando il clinico a porre attenzione al nucleo psicopatologico del disturbo variabile nel tempo: non più rigide categorie ma la necessità di inquadrare la sintomatologia considerando sia la variabilità del quadro clinico che il funzionamento globale del soggetto in rapporto alla sua struttura di personalità.
In ogni caso negli ultimi anni vi è stato il tentativo di arrivare a definire con maggiore puntualità i disturbi psichici tanto da tracciare per il disturbo ossessivo-compulsivo una categoria a sé stante, evenienza confermata dall’ICD-11 che include anche il DAM, riconoscendo di fatto l’utilizzo degli antidepressivi anche in tale ambito.
Gli AD sono costituiti da molecole denominate genericamente antidepressive, ma il termine è legato alla determinazione storica dato che il loro impiego trascende ampiamente l’ambito della depressione.
Di fatto l’uso transnosografico degli AD ha mostrato che queste molecole trovano indicazione in molti disturbi psichici e che il loro utilizzo nella pratica clinica ha portato nel corso degli anni a individuare altre aree di “dimostrata efficacia” come evidenziato da specifici studi.
Nel trattamento del DAM appare indicato l’utilizzo degli antidepressivi in monoterapia limitando l’utilizzo delle benzodiazepine ai casi in cui la dimensione ansiosa appare particolarmente invalidante o in presenza di un attacco di panico e comunque per brevi periodi di tempo (2-3 settimane).
La terapia farmacologica va associata a un intervento psicoterapeutico mirato nell’immediatezza al contenimento del disagio psichico per consentire la ripresa funzionale del paziente, per poi intervenire sull’assetto personologico e la comprensione delle dinamiche psicologiche che sostengono il quadro psicopatologico. In questi pazienti è possibile, infatti, riscontrare profilo di personalità con caratteristiche disfunzionali – dipendenza affettiva, insicurezza, bassa autostima – che denotano un inadeguato livello di maturità delle funzioni dell’Io. Ciò spiega la mutevolezza della sintomatologia e delle possibili manifestazioni, nell’arco della vita, di disturbi psichici con diverse caratteristiche cliniche.
Bibliografia
• Airoldi G, Farmacologia Clinica: USB Ottobre 2024, Edizioni Medico Scientifiche, Torino, 2024
• APA, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5-TR). Raffaello Cortina Editore, Milano, 2023
• Pellegrino F, L’approccio integrato ai disturbi mentali, Springer-Verlag Italia, 2011
• Pellegrino F, La salute mentale: clinica e trattamento, Edizioni Medico Scientifiche, Torino, 2018
• OMS, ICD-11, International Classification of Diseases, 2019.
• Taylor DM, Barnes TRE, Young AH, Maudsley, Linee Guida alla Prescrizione in Psichiatria, Piccin, Padova, 2023
💡 Se pensi di soffrire di ansia per la salute, ricorda che il controllo ossessivo può peggiorare il problema.
Affidati a un medico di fiducia, evita l’auto-diagnosi su internet e cerca supporto psicologico.
La tua salute mentale è importante quanto quella fisica!