Ansia, fobia sociale, depressione, possibile che l’uomo sia così fragile ai tempi del covid-19?
Previsioni nefaste, una pandemia di disturbi mentali, la quarantena avrebbe reso più vulnerabili le persone ed ora che si inizia ad uscire di casa le cose non andrebbero meglio.
Paranoie ed ossessioni, associate ad ansia sociale potrebbero avere la meglio e contagiare un po’ tutti.
«Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati.
Ben presto, però, sentirono il dolore delle spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali: il freddo e il dolore. Tutto questo durò finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione».
Attenzione a creare ansie e angosce, ne abbiamo già tante!
Su tutti i giornali si legge che “niente sarà più come prima”, una condanna rispetto ad una catastrofe generale che sembra senza fine.
Certo, niente più sarà come prima.
Nel dare una risposta allo stress la persona mentalizza l’evento, si rende conto della portata dello stesso, ne codifica il rischio e, sostenuta dall’attivazione emozionale, lo affronta disattivando gli aspetti di paura e di angoscia più ancestrali.
C’è tanta paura in chi opera in prima linea, medici, infermieri, operatori socio-sanitati, forze dell’ordine, volontari della protezione civile e tanti altri operatori, intenti tuttavia a svolgere con grande energia il proprio lavoro,
Nella società moderna <<il desiderio diventa fine a se stesso, l’unico obiettivo incontestato e incontestabile>>, lo sostiene Zygmunt Bauman nel suo saggio Modernità liquida,
ed aggiunge che il desiderio è <<un’entità molto più volatile ed effimera, evasiva e capricciosa, ed essenzialmente avulsa dai “bisogni”, una forza autoprodotta e autoalimentata che non abbisogna di altra gratificazione>>.
Homo deus, Homo egotisticus o, ancor meglio, Homo narcissus, ovvero uomo narcisistico, assorbito da se stesso… ne parla Nicholas P. Money nel suo libro "La scimmia egoista, perché l’essere umano deve estinguersi", ...
Lo stress che colpisce in ufficio o in fabbrica è un disagio psicologico che incide in tutti gli aspetti della nostra esistenza e che può sfociare anche nella depressione.
Alzarsi dal letto al mattino, magari dopo una notte insonne, è sempre più dura, perché c’è un pensiero ossessivo che martella in testa, ripetitivo come un mantra: «Non voglio andare al lavoro, non voglio andare al lavoro». E ogni giorno la storia si ripete e la fatica di mettere piede in ufficio o in fabbrica si raddoppia, triplica, quadruplica...
Ansia sociale? Imprevedibilità dell’evento? Rarità dell’evento o ricorso storico? Impatto enorme sulla società? Si poteva fare qualcosa prima?
<<C’è chi pensa che il mondo in cui viviamo sia più comprensibile, più spiegabile e quindi più prevedibile di quanto non sia effettivamente>>, scrive Nassim Nicholas Taleb nel suo "Il cigno nero".
Il burnout è una condizione che si riferisce solo a un contesto lavorativo e non può essere estesa anche ad altre aree della vita.
L'Oms, ha specificato il portavoce dell’agenzia per la salute, Christian Lindmeier, dice che il burnout è stato rubricato tra i “Fattori che influenzano la salute”.